venerdì 27 marzo 2015

Hanno vinto
i soliti noti


Sono convinto che le dimissioni di Tassone siano la conseguenza della sua battaglia, adesso si capisce perduta,  contro i soliti noti che per anni hanno sfruttato, in tutti i  sensi, questo territorio.
Non posso infatti pensare che siano state le critiche insignificanti di Augello sulla sede dei vigili urbani, a farlo lasciare né le contestazioni sulle iniziative sul lungomare. Non esistendo, fino a prova contraria, neppure uno straccio di testimonianza di una sua iscrizione nel registro degli indagati  - che se fosse vero bisognerebbe mandare a casa il novanta percento della nostra classe politica nazionale -  non mi convince neanche questa tesi.
Credo invece che Tassone abbia mollato perché si è reso conto di avere contro i poteri forti di questo territorio con i quali è entrato in conflitto attuando iniziative, condivisibili o meno, ma che portate avanti sarebbero entrate in contrasto con troppi interessi di bottega.
Tassone in altre parole con queste dimissioni si è tirato fuori da un gioco al massacro che lo avrebbe visto irrimediabilmente perdente.
Certo c’è da considerare che gli assenti hanno sempre torto, che la storia insegna  - vedi Amendola con Mussolini  - che ritirarsi sull’Aventino alla fine avvantaggia solo la controparte, che lasciare è comunque sinonimo di sconfitta. Ma è altrettanto certo che per voler imitare gli Spartani alle Termopili ci vorrebbe un altro Leonida.
Un ultima considerazione: adesso che i giochi sono fatti, tutti questi soliti noti hanno ora la responsabilità di aver mandato a  puttane  - lo ripeto nel bene o nel male – un progetto politico.
Non penseranno mica di continuare a fare il bello ed il cattivo tempo?
Ma che sono
amiche del
giaguaro?


Apprendo con profondo sgomento (vedi servizio a pag. 12)  che Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti  liberate il 15 gennaio 2015 per la modica cifra di dodici milioni di euro, dopo essere state rapite il 31 luglio 2014 ad Aleppo dagli jihadisti del Fronte al Nusra, adesso hanno intenzione di ritornare in Siria. E pure tra breve.
Mi auguro fermamente che questa volta l’ennesimo rapimento, sempre possibile, anzi più che  possibile, probabile, di queste due sgallettate non ci costi altri dodici milioni di euro sennò ci sarebbe davvero da bestemmiare.
Ma se le due ragazzotte proprio insistessero nell’andare ad… aiutare i poveracci dell’Isis, immagino pure come, lo facciano almeno a determinate condizioni:  si facessero pagare dagli jihadisti per le loro prestazioni; evitassero di chiedere soldi agli italiani; evitassero soprattutto rotture di coglioni a quanti - mi riferisco a diplomatici e perché no anche a noi giornalisti -hanno sicuramente qualcosa di meglio da fare e da scrivere; e infine osservassero quella regola aurea che dice: ognuno è responsabile delle sue azioni.
E della sua stupidità! (mi permetto di aggiungere).

venerdì 20 marzo 2015

Buonasera!
Firmato
Bergoglio


Era il 13 Marzo del 2013 quando per la prima volta si affacciò su una piazza San Pietro gremita fino all'inverosimile, il successore di Papa Ratzinger: Josè  Maria Bergoglio, "il Papa - come disse lui stesso accettando la carica -  venuto dall'altra parte del mondo".
La sua prima parola alla cristianità fu "buonasera", quasi un gesto di scusa per l'intromissione, come qualcuno che entra mentre una famiglia sta cenando o nel bel mezzo di una discussione, quasi invadendo una intimità, violando un momento intimo.
Una parola che ha ricordato a molti la frase di Giovanni XXIII, Papa Roncalli: "andate a casa, carezzate i vostri figlioli e dite loro: questa è la carezza del Papa". Parole semplici, spontanee, che solo i grandi personaggi, come appunto Papa Roncalli e Papa Bergoglio, riescono a dire.
Ma la grandezza di questo Papa non deriva solo dalla sua semplicità che poi si tramuta in carisma ma nel saper cogliere momenti importanti nella loro essenza e renderli accessibili a tutti.
E non occorre essere cattolici per seguirlo!

venerdì 13 marzo 2015

Ammazza
che fico!

I lettori come è consuetudine troveranno la notizia ampliata all’interno di questa edizione a pag. 16.
Per la verità c’è poco da ampliare: Sergio Marchionne amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, in pratica l’ex Fiat di Torino, ha portato a casa come stipendio lo scorso anno la bazzecola di 66 milioni di euro.
A dirlo non sono io e neppure La Gazzetta ma nientepopodimeno che la Sec, in altre parole la Consob statunitense, l’organismo demandato a  vigilare sulle società quotate in borsa.
Tanto per tradurre questi dati in vil danaro, il buon Sergio, che neppure paga le tasse in Italia perché residente all’estero, ha guadagnato esattamente nel 2014 quanto 2000 lavoratori della Fiat si trovano in un anno in busta paga.
Ma sapete quanti sono duemila lavoratori? Sapete quante sono duemila buste paga? Tanti! Tantissime!
E poi il mio medico dice che non devo incazzarmi!