E’ una buona
legge?Allora
affossiamola
In realtà la legge c’è. Ed è pure una buona legge.
Si chiama “legge Smuraglia, dal nome del senatore che ne firmò il testo e la fece votare nel 2000.
Di cosa si tratta? Di quella norma che consente alle imprese di assumere, con incentivi fiscali e contributivi, i detenuti per farli lavorare nel settore privato. Ad esempio nei call enter delle Asl, digitare i servizi delle Camere di Commercio, assemblare bici, addirittura confezionare dolciumi e panettoni.
Tra l’altro, e non è cosa di poco conto, è stato assodato che mentre il 70 per cento dei detenuti, una volta usciti dal carcere dopo aver scontato la pena, torna a delinquere, solo il 20 per cento di quelli che hanno lavorato durante il periodo di detenzione in una azienda, ritorna in carcere.
Insomma la detenzione come pena educativa e non solo punitiva.
Peccato però che questa legge dal 2000 sia stata rifinanziata sempre con gli stessi soldi e cioè appena 4 milioni e mezzo di euro, al netto di inflazione, così che appena 2.500 detenuti, più o meno, su un totale di 66.000 ne possono usufruire. Peccato anche che una legge così concepita, al di la della sua valenza sociale, e che tra l’altro consentirebbe di trovare un rimedio al sovraffollamento dei nostri istituti di pena, abbia anche un risvolto economico che viene ampiamente sottovalutato. E’ stato infatti calcolato che questi detenuti potrebbero guadagnare, e quindi non pesare sullo Stato, per circa 35 milioni di euro l’anno, considerato che ogni detenuto costa in media tra i 120 ed i 160 euro al giorno.
Ovviamente trattandosi di una buona legge non sono molti i sostenitori.