venerdì 26 ottobre 2012

Iniziano
le grandi
manovre

Più si avvicinano le elezioni, e non importa se parliamo di quelle nazionali,regionali,comunali oppure municipali, che i nostri politici locali sono in preda alle convulsioni o, se preferite, al frenetico ballo di san Vito.
Lo dimostrano le fibrillazioni di alcuni imprenditori, che francamente hanno fatto il loro tempo dopo anni di saccheggio di questo territorio, le convulsioni di una classe politica, per la maggior parte almeno, incapace di governare con un minimo di buon senso se non proprio di onestà non solo intellettuale, le frenesie di alcuni personaggi che, a ben guardare, è meglio perdere che trovare.
Insomma più si avvicina la data delle grandi manovre più questi generali da operetta si danno da fare per attaccare il ridotto, espugnare la trincea, condurre all’assalto, mai in prima linea però, quelle che una volta si chiamavano le truppe cammellate.
Il risultato? Dirigenti che saltano, funzionari trasferiti, politici che si affannano ad abbandonare la barca che sta per affondare magari per trasferirsi  anche su una zattera ma che almeno dà la sicurezza di restare a galla.
E i cittadini? Guardano ed aspettano.

venerdì 19 ottobre 2012

Modifico per
continuare
a mentire

Personalmente a me Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale non piace. Non mi piace come direttore, non mi piace come giornalista, non mi piace per le sue idee che trovo troppo di parte e prive di quel requisito fondamentale che dovrebbe contraddistinguerci e cioè l’obiettività. Pur tuttavia trovo indegna ed assolutamente ingiustificata la sua condanna a 14 mesi di reclusione per aver omesso di controllare un articolo, peraltro neppure scritto da lui, pieno di idiozie.
Scrivo tutto questo anche se sono convinto che Sallusti in galera non ci andrà mai.
Ma i vero nodo della questione non è Sallusti: è una legge incivile che ipotizza una pena detentiva verso chi, il giornalista, talvolta può sbagliare,seppure in buona fede, per fretta o pressapochismo.  Ma ancora più incivilei sono le norme, proposte questa settimana da Gasparri, ed attualmente al vaglio della Commissione Giustizia del Senato, che modificano questa legge abrogando la pena detentiva ( così si salva legalmente Sallusti) e comminando soltanto pene pecuniarie da 30 mila euro in su. Insomma non una multa rapportata all’inesattezza della notizia ma tanti soldoni  da sborsare senza alcuna possibilità di cavarsela rettificando quanto scritto.
Ha ragione il vice direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Travaglio quando scrive: “il risultato ( dell’approvazione di queste norme) è lampante: gli editori miliardari continueranno a scatenare campagne di menzogne contro avversari politici o affaristici tramite i loro killer a mezzo stampa, che saranno disposti a tutto: tanto, se condannati, non rischieranno più una pena detentiva (che, se cumulata più volte, potrebbe anche superare i fatidici tre anni e portarli davvero in cella), ma solo una multa. Che, per quanto salata, non pagheranno di tasca propria, ma accolleranno ai loro mandanti, come incerto del mestiere, anzi come investimento per i loro sporchi interessi. Idem per i giornali che non vendono una copia, ma sono finanziati dai milioni del finanziamento pubblico e ne accantoneranno una parte nel fondo-rischi per campagne di discredito. Invece i giornali piccoli, che campano solo grazie ai propri lettori e abbonati, vivranno sotto il perenne ricatto di querele che, ogni volta che finiranno male, sottrarranno al giornalista o alla società da 30 mila euro in su, col rischio di chiudere bottega e senza potersi difendere rettificando eventuali errori commessi in buona fede. Un trionfo per i bugiardi e una disfatta per i giornalisti onesti.”

venerdì 12 ottobre 2012

Avanti
Savoia!
Pardon
Papagni!

Lui, Paolo Papagni, proprietario dello stabilimento balneare “Le Dune”, non è nuovo a questo tipo di sfuriate. Insomma Paoletto per gli amici e PPP per gli ex compagni di calcetto, malgrado la stazza non imponente, è alto poco più di 1 metro e sessantacinque per una settantina di chili di peso, è, come si dice in gergo, un fumantino. Uno cioè che non ci pensa due volte ad attaccar briga salvo poi, per evitare guai peggiori, a chiedere scusa.
E’ puntualmente successo anche giovedì mattina quando, incazzato nero per la minaccia di ritiro della concessione al suo stabilimento balneare da parte del XIII Municipio, si è scagliato a Via Claudio contro il consigliere di maggioranza il pidiellino Stefano Salvemme prima sputandogli addosso poi cercando di colpirlo con un pugno ed un calcio.

venerdì 5 ottobre 2012

E’stato
l’ultimo
testimone

E’morto Shlomo Venezia, uno degli ultimi o forse l’ultimo testimone della follia nazista nei campi di concentramento. Ha fatto parte di un sonderkommando, cioè degli addetti a ripulire le camere a gas dopo la gassificazione degli ebrei. In quelle baracche omicide ha visto svanire la madre, due sorelle bambine, di otto e sei anni, insieme a migliaia di uomini, donne, bambini la cui unica colpa era solo quella di essere ebrei o appartenere alle razze cosiddette sottosviluppate, secondo la folle classificazione nazista.
Una vita che Shlomo ha dedicato, dopo quella agghiacciante esperienza, a far conoscere a chi sapeva ma negava ed a chi non sapeva e perciò negava, il calvario di sei milioni di persone. Senza alcun rancore che pure sarebbe stato ammissibile e giustificabile ma solo, perché come diceva: “nessuno ha il diritto di dimenticare”.
Ho conosciuto molti anni fa Shlomo. Di lui apprezzai il viso onesto, la mancanza di odio, la voglia di far conoscere e, per quanto arduo, far capire fino a dove si può spingere l’uomo nella sua ferocia. Mi piacque soprattutto quel suo essere uomo, lui che proprio come uomo era stato rifiutato.
Adesso se ne è andato. Forse a trovare quella pace che da oltre mezzo secolo non aveva mai trovato.