venerdì 25 ottobre 2013

Perché è così
importante
il voto palese

Chi legge di politica, anche se non necessariamente tutti i giorni, avrà notato che il vero problema politico legato alla sorte di Silvio Berlusconi dipende dalla votazione sulla cosiddetta decadenza.
Una scadenza che il nostro Parlamento si troverà ad affrontare al massimo tra poco meno di tre/quattro settimane.
Da giorni anzi da mesi si contrappongono sul tema due scuole di pensiero: voto segreto o voto palese?
Questione non da poco e vediamo perché.
Al Cavaliere serve un verdetto per salvarsi variabile tra i 160 ed i 165 voti; al momento Berlusconi può contare su 134 voti più o meno a suo favore - 91 del Pdl, 17 di Scelta Civica, 16 della Lega e 10 di Gal –.
È dunque  necessario che quella trentina di voti che mancano vengano allora identificati con certezza.
Questo per tre ordini di motivi. Primo:  io cittadino ho il diritto di sapere come vota il  candidato che ho mandato in Parlamento; secondo: chi mi vieta di pensare che al riparo da occhi indiscreti un candidato dica di aver votato “sì” ed invece ha votato “no” o viceversa?

Terzo: comunque la si pensi, il voto, qualunque voto, è una assunzione di responsabilità. E la responsabilità non può essere mai anonima.

venerdì 18 ottobre 2013

Buonisti
ma senza
esagerare

Personalmente mi sento di non far parte di quella sia pur nutrita schiera di razzisti o peggio xenofobi  che infestano il nostro paese. Ovviamente sono fiero di essere italiano ma ritengo che l’unica vera discriminante per un uomo non sia il colore della pelle ma piuttosto l’intelligenza.
Insomma tanto per capirci credo che un uomo di colore sia rispettabile quando si comporta correttamente mentre un “bianco” non lo è se fa delle cose non condivisibili. E viceversa.
Però, come potete leggere nel servizio di apertura a Pag 8 nella pagina di “Roma”, stavolta non posso essere assolutamente d’accordo con l’iniziativa del ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, che mi pare, alla luce di questa proposta abbia superato i limiti del buon senso.
Cosa significa la richiesta di assicurare la pensione anche agli immigrati che ritornerebbero nel loro paese d’origine?

Si badi bene non è che la pensione venga su come il prezzemolo ma è dovuta al sacrificio dei lavoratori che concorrono a pagarla. Ed assegnarla a chi non ha raggiunto i requisiti contributivi né l’età, equivarrebbe ad un furto ai danni della collettività.

venerdì 11 ottobre 2013

Ma per
tanti è
un affare

Lampedusa: per decine, centinaia, di disgraziati l’ultima visione prima di morire. Quello che è uno dei più stupendi panorami del nostro paese diventa così l’ultimo fotogramma che l’occhio di questi poveri cristi riesce a catturare prima di chiudersi definitivamente sotto le onde del mare.
Per altri invece un lucroso affare. In primis per i cosiddetti “scafisti” che non sono altro che dei killer prezzolati che si arricchiscono sulle spalle di tanta povera gente, dei miserabili che barattano denaro contro una vita umana, consapevoli dell’immunità che il nostro Stato gli accorda, degli assassini che affollano le stive delle loro carrette del mare in cambio di 2000 dollari a trasportato e come trasportato.
Ma ci vorrebbe davvero tanto ad equiparare il reato di introduzione di clandestini, via mare, terra, cielo, con quello di omicidio volontario aggravato da motivi abietti e quindi punibile con 30 anni di reclusione? Ma da scontare tutti, senza sconti per buona condotta, lavoro esterno al carcere ed altre imbecillaggini del genere. Quanti di questi delinquenti mi domando, sarebbero disposti a rischiare la propria libertà sia pure per un consistente pugno di dollari?

E che dire poi di personaggi come un tale Cono Galipò, ( già nome e cognome sono tutto un programma) amministratore delegato della Lampedusa Accoglienza, la cooperativa che gestisce la struttura dove vengono assistiti gli immigrati appena sbarcati, ovviamente quelli che ce l’hanno fatta, che polemicamente attacca i giornalisti che hanno reso le note le cifre del suo guadagno, perché  “vivono di deformazioni mentali scrivendo tutte fregnacce sui ricoveri allagati, sui cibi immangiabili, su coperte e medicinali mai distribuiti”.  Ma il signor Cono Galipò non dice però con altrettanta enfasi che la sua ditta percepisce quasi 30 mila euro al giorno per fornire servizi che ci ricordano tanto Auschwitz!

venerdì 4 ottobre 2013

Tutto
il mondo
ride

Dilettandomi a parlare, molto male per la verità, un po’ di inglese e francese, in questi giorni mi sono dedicato a leggere i commenti “sull’affare Italia”, così come riportati da alcune delle più prestigiose testate inglesi, francesi, statunitensi, spagnole, belghe e tedesche. Credetemi sulla parola: ne esce un quadro desolante per il nostro paese. Roba da vergognarsi non appena metti il naso oltre il Brennero o Mentone. Qualche esempio?
Le Figaro: “L’Italia scossa dalla crisi. E Berlusconi dov’è?”.
The Financial Times: “Ritirata umiliante”.
The Guardian: “Letta sopravvive mentre Berlusconi cede”.
The New York Times: “Berlusconi si salva in extremis ma inguaia l’Italia”. E ancora: “La marcia indietro di Berlusconi dovuta alla  ribellione dei suoi parlamentari”.
The Wall Street Journal: “Berlusconi evita la caduta del governo ma non la sua”.
El Pais: “L’Italia piange ma non Berlusconi”.
La Libre Belgique: pubblica la foto del cavaliere che occupa quasi tutta la prima pagina dove Berlusconi viene ritratto con le mani giunte ed un'espressione triste, sotto il titolo “Decadenza di Silvio”.

Der Spiegel: “L’eterno saltimbanco è stato umiliato”.