venerdì 23 gennaio 2015

Un capolavoro
della nostra
diplomazia


E così finalmente le giovanissime Greta e Vanessa sono rientrate in Italia con il massimo scorno dei terroristi del gruppo che le aveva rapite in Siria lo scorso luglio mentre le due si dedicavano, senza contropartita in denaro è bene sottolinearlo, alle loro attività preferite: rialzare il morale ed ingrossare l’autostima di alcuni di quegli sventurati maomettani.
C’è anche da dire che la loro liberazione costituisce una affermazione eclatante ed una vittoria della nostra diplomazia che tra blande promesse e terribili minacce (ad esempio vi forniremo chiavi in mano un viadotto del modello come quello costruito sulla Palermo  - Agrigento, vi mandiamo Antonio Razzi con diecimila foto autografate del leader nordcoreano Kim Jong oppure di persona Lapo Elkann strafatto di cocaina mentre si fa una pippa disteso sulla sua ultima collezione di occhiali), non ha pagato neppure un centesimo per il loro rilascio, come ha più volte sostenuto, sia pure tra incresciose e malevole ondate di scetticismo, il nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni Silveri.
Insomma si è trattato di un vero e proprio capolavoro diplomatico di questa nostra sempre bistrattata Italietta che non ha scucito né 12 milioni di dollari né armi e neppure tecnologie per riavere indietro le nostre due sfortunate  cooperanti.
Viene da chiedersi: non sarebbe stato meglio se i nostri due marò Girone e Latorre fossero stati presi non dagli indiani ma dai terroristi islamici? Mah!
Ma il vero tocco di classe lo hanno fornito ancora una volta loro, Greta e Vanessa, quando hanno dichiarato ai quattro venti: “non torneremo più tra di loro”.
Ma perché dico io? Invece dovrebbero ritornarci magari con l’accortezza stavolta di farsi pagare per quello che fino ad ieri hanno fatto gratis!

venerdì 16 gennaio 2015

Formidabili
quegli anni…
un po’ meno
le richieste   


Fino a mercoledì scorso 14 gennaio andavo particolarmente fiero di due interviste che negli anni passati avevo fatto ad un personaggio che, comunque la si pensi, aveva la mia incondizionata stima: il leader sessantottino Mario Capanna.
Non solo ma tra i miei ricordi più cari c’era quel “Formidabili quegli anni”, il suo libro con tanto di dedica, che lo stesso Capanna aveva voluto regalarmi.
Mercoledì scorso invece, leggendo un lancio di agenzia - mi pare Ansa - ho appreso che Mario Capanna, come potete leggere a pag 12 di questa edizione, è tra i 54 firmatari il ricorso al Tar della Lombardia per vedersi riconosciuto un appannaggio di qualche decina di migliaia di euro mensili, a suo dire, maturati come consigliere del Pirellone. Giova anche notare che questo appannaggio con una legge dello Stato era stato abolito a causa delle cattive condizioni economiche della regione e dell’Italia.
Che dire?
O lui non è più il Capanna che ho intervistato o io non sono più il giornalista che gli ha posto le domande.
A voi la scelta!

venerdì 9 gennaio 2015

Siamo
tutti
Charlie


Mercoledì 14 gennaio, Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese colpito la scorsa settimana dalla furia terroristica islamica, sarà nuovamente in edicola. E questo malgrado l’assassinio di quattro dei suoi più valenti vignettisti caduti sotto i colpi dei kalashnikov dei due fratelli individuati come gli autori materiali della strage.
Una decisione, apprendiamo da alcune indiscrezioni, quasi “imposta” all’editore da tutti i giornalisti, alcuni dei quali scampati alla morte per pochi centimetri.
Ma soprattutto una decisione che è anche la migliore e più civile risposta a quanti credono di poter spegnere la voce della satira, e in generale dell’informazione, a colpi di fucile.

venerdì 2 gennaio 2015

Come uomo
come padre
come direttore


Permettetemi  di iniziare questo 2015 con un augurio.
Ma non di quelli canonici, generici, impersonali, bensì con un augurio diretto. Con tanto di nome e cognome: Chiara Insidioso Monda.
Mi dicono che in questi giorni di fine dicembre cade il suo compleanno. Un compleanno però che lei non festeggerà, dove non soffierà sulle candeline né assaggerà una fetta di torta e neppure avrà l’emozione di scartare un regalo.
Ed allora ecco il mio augurio come uomo, come padre, come direttore, come giornalista: guarisci presto Chiara, festeggiamo insieme se non questo i prossimi compleanni, prepariamoci a mangiare tante fette di torta da avere il mal di pancia con tanti regali da scartare da essere invasi dalla carta.
E allora “daje Chiaretta”.