L’incapacità
non è mai
una scusante
Il 30 giugno ha chiuso il Giornale di Ostia. Dopo 25 anni e
qualche mese in cui ha rappresentato la miglior voce libera e non condizionata
di questo territorio, almeno nei suoi primi 20 anni di vita quando a dirigerlo
c’era il sottoscritto e scusate l’immodestia, la gloriosa testata scompare così
dalle edicole.
Ricordo come se fosse oggi: il primo numero uscì nel
febbraio del 1988. Lo inventai praticamente dal nulla caricandomi dell’onere
della direzione responsabile che ho portato avanti fino a febbraio del 2007
quando il nuovo editore Mauro Balini, mi sostituì con Silvia Gonfloni, una
giornalista pubblicista in forza all’entourage dello stesso Balini, dopo avermi messo in minoranza nella gestione
delle quote societarie.
Uno sfacelo imprenditoriale al punto che la testata fallì,
né più né meno come è successo all’Ati Porto di Roma (v. servizio a pag 2 di
questa edizione) sempre di Mauro Balini. Nacque allora il nuovo Giornale di
Ostia, grazie a Davide Bordoni, Pdl, assessore al commercio della giunta
Alemanno, che lo vide come il trampolino di lancio di una luminosa carriera
politica alla quale però hanno imposto l’alt gli elettori proprio in questa
ultima elezione. Ancora appena un paio
d’anni di vita e la testata in debito di ossigeno ma soprattutto in debito di
credibilità e di informazione, naufraga nei meandri della più totale
indifferenza del suo editore che a metà giugno non trova di meglio che
inventarsi una testata on line in attesa che la congiuntura passi, la carta da
stampa venga regalata, i tipografi ed i giornalisti si dedichino ad opere
umanitarie meglio se gratuite.
Onestamente non ne faccio una colpa del fallimento né a
Silvia Gonfloni che non ha probabilmente la capacità e neppure il carisma per
fare questo lavoro, né ai giornalisti che per rendere il meglio di loro stessi
devono essere guidati e consigliati da una persona in grado di assolvere a
questo compito.
Ne faccio invece una colpa, pesantissima, sia a Mauro Balini
che a Davide Bordoni.
Balini ottimo gestore di stabilimenti balneari e fino quando
sono durati i soldi dello zio d’America Vittorio, anche del Porto di Roma, sta al giornalismo come Cicciolina sta
all’ordine delle Carmelitane Scalze: inutile e pericoloso cimentarsi, come i fatti
hanno confermato, se non si hanno delle solide basi culturali in imprese di questo genere.
Lo stesso Davide Bordoni: credere che bastino 24 pagine a
garantirsi un futuro politico è stupido oltre che velleitario. È vero che i
lettori votano ma è altrettanto vero che votano non perchè qualcuno glielo
impone dalla carta stampata ma perchè hanno una salda e personale coscienza
civica. E certo non si fanno abbindolare
da un giornale soprattutto quando questo ha perduto vigore, credibilità e
acume.
E non è vero quello che per la prima volta in sei anni ha
scritto la collega Gonfloni in prima pagina de Il Giornale di Ostia lo scorso
30 Giugno: “chiudiamo perché le spese sono insostenibili…”. Si è mai chiesto la
Gonfloni come il sottoscritto abbia guidato il giornale per vent’anni con un
quarto dei soldi che avevano, e forse probabilmente hanno ancora, il signor
Balini e il dottor Davide Bordoni?
Non mi reputo né un genio né un predestinato del
giornalismo. Ma un appassionato e, per quanto mi è possibile, un conoscitore
del settore. E se c’è una cosa che ho imparato quasi da subito è che
l’incapacità non può e non deve costituire mai una giustificazione per il
proprio fallimento. Soprattutto nel nostro lavoro.