Un tira e molla
francamente
intollerabile
Dall’inizio dell’anno ho letto sui giornali ed ascoltato in
televisione, almeno sei versioni contrastanti sulla vicenda dei nostri due marò
detenuti ormai da quasi due anni in India. Pena capitale o non pena capitale,
ricorso ad un arbitrato internazionale, pena detentiva da scontarsi in un
carcere indiano, pagamento di una congrua cifra - oltre quella già versata alle
famiglie delle vittime - magari con qualche proficuo accordo commerciale. Le ultime due: mercoledì scorso
il Governo indiano ha posposto al 25
febbraio la data per pronunciarsi sul Sua Act che come è noto prevede la pena
di morte per il reato addebitato ai due fucilieri; giovedì Barroso a nome della
Ue ha chiesto a Nuova Delhi di applicare “un comportamento umano”.
Personalmente continuo a pensare che questa storia abbia
fatto risaltare gli aspetti peggiori della nostra politica: dall’incapacità del
nostro governo a porsi come interlocutore internazionalmente credibile,
all’inefficienza del nostro ministero degli Esteri, dal ruolo assolutamente
inutile e sottostimato della Comunità Europea al “volemose bene” di qualcuno a
favore di uno Stato, quello indiano, che calpesta come più gli pare e in barba
alle convenzioni internazionali, il diritto di due militari in missione.
Non sono un’estremista né un fautore della violenza; penso
che ogni disputa si possa e si debba risolvere in base ad un accordo ed al buon
senso.
Ma a questo punto viene veramente da chiedersi: perché non
interrompere le relazioni internazionali, ritirando gli ambasciatori e adottando
misure contro i cittadini di quel paese presenti in Italia?