venerdì 26 dicembre 2014


Auguriamoci
un po’ di più


Come è tradizione per un anno che finisce, è di buon auspicio chiedere al nuovo anno che sta per entrare, che sia un po’, ma neanche tanto per i più fortunati almeno, migliore di quello che sta per essere archiviato.
Mi rendo conto che forse per tanti, troppi, questa è soltanto una pia intenzione ma se rifiutiamo a priori anche la speranza, in tutti i sensi, che qualcosa di meglio ci aspetta in questo 2015, non vale neppure la pena di alzare una coppa di spumante in un brindisi.
Per questo personalmente mi limito ad augurare a tutti, lettori e non di questo settimanale, un anno di salute e pace. Un anno senza centinaia e neppure decine di migliaia di euro in più ma caratterizzato dalla consapevolezza che i prossimi 365 giorni che ci aspettano siano giorni almeno sereni.
E’ un augurio ed una speranza.

venerdì 19 dicembre 2014

L’Italia
non si cali
le brache


A questo punto è necessario che il nostro paese apra subito una crisi diplomatica.
E non certamente con l’appoggio della Ue che si era già defilata qualche mese fa definendo il contenzioso riguardante i nostri due fucilieri “un affare tra Italia ed India”. Né ricorrendo all’Onu dichiaratasi espres- samente contraria ad ogni qualsivoglia sanzione nei confronti di Nuova Delhi. Ma usando tutte le armi in suo possesso – in primis il ricatto dei rapporti economici bilaterali, non dimentichiamo che l’India è il nostro quinto partner commerciale – per costringere il governo indiano a restituirci i nostri due marò. Quando scrivo di “armi in nostro possesso” mi riferisco anche all’interruzione dei rapporti diplomatici passando per il blocco dei visti fino  all’espulsione della comunità indiana in Italia.
A questo punto è chiaro che l’Italia non ha una potenza contrattuale tale da spaventare  un gigante come l’India (e adesso che la Russia si è eclissata è ancora peggio), ciò non toglie tuttavia che una politica di “calarci le brache” può soltanto nuocerci.
Dimostriamo di essere un paese ancora più orgoglioso di loro; dimostriamo che siamo un paese con le “palle”, dimostriamo che nessuno può permettersi impunemente di trattenere per tre anni un italiano senza subire conseguenze.
E se queste conseguenze fanno correre dei rischi ebbene corriamoli.

venerdì 12 dicembre 2014

Minchia
Signor
Alemanno!


Ricordate la canzone tanto dissacrante quanto suggestiva che il compianto Giorgio Faletti cantò a Sanremo qualche anno fa: si intitolava “Minchia Signor Tenente” e descriveva tutte le difficoltà umane e professionali di un milite dell’Arma nel suo lavoro quotidiano.
Trasponendo la storia a ciò che è accaduto in questi giorni – mi riferisco all’indiscrezioni di valige piene di soldi trasportate dal buon Alemanno in quel di Argentina - viene da chiedersi se, per puro caso, al nostro barese trasmigrato a Roma fino a raggiungere la carica di primo cittadino, non sia venuto in mente, come a me, quel ritornello non fosse altro per le sottintese critiche che conteneva.
A Roma ci sono persone che dormono in auto perchè non hanno una casa (leggi a pag 10 di questa edizione), in Italia ci sono persone che sono state condannate per aver rubato un paio di scarpe (leggi la precedente edizione) perché le sue erano sfondate e non poteva comprarne un altro paio, ad Ostia un ragazzo di vent’anni è morto nella pineta delle acque Rosse in cui viveva in una tenda da campo, (leggi a pag 3 di questa edizione) forse alcolizzato ma forse di fame e di freddo.
Minchia signor Alemanno!

venerdì 5 dicembre 2014

Brava Chiara
ce la puoi fare


La notizia è splendida: per Chiara, 20 anni, massacrata di botte dal convivente nella sua abitazione di Casalbernocchi, ci sarebbero dei significativi miglioramenti, tant’è che è stata trasferita dal San Camillo dove si trovava dal giorno del ferimento, ben 11 mesi fa, al reparto di rieducazione motoria dell’istituto Santa Lucia.
Non sono laureato in medicina quindi non saprei dire se sia stato merito dei medici, del papà che non l’ha mai abbandonata un istante in questi terribili mesi, di una combinazione di eventi propizi e cure adeguate o del buon Dio che non ha voluto che questa sfortunata ragazza, morisse.
Mi fa però piacere credere che qualcuno che ne sa molto più di me e di tutti gli altri messi insieme, sia intervenuto dall’alto per ridarle la vita.

venerdì 28 novembre 2014

Non lo
sono
ma se lo
fossi…


Non sono Matteo Renzi. Ma se lo fossi avrei evitato di definire l’astensione registrata alle elezioni per i rinnovi dei consigli regionali di Emilia Romagna e Calabria, come “la cosa meno importante”. Eh no, caro presidente! E’ invece un fattore importantissimo. E’ il segnale d’allarme che la gente ne ha piene le scatole non tanto delle elezioni come sistema ma di quanti vi partecipano come candidati. E fra quelli maggiormente a rischio c’è soprattutto lei in qualità di Presidente del Consiglio.
Non sono Matteo Salvini. Ma se lo fossi eviterei di cantar vittoria per un risultato, sicuramente superiore alle più rosee aspettative, ma che nulla aggiunge e nulla toglie ad un partito destinato ad essere configurato tra quelli non decisivi per un paese.
Non sono Beppe Grillo. Ma se lo fossi credo che i risultati scaturiti dalle urne dell’Emilia Romagna e della Calabria mi dovrebbero indurre ad una seria riflessione sulla condotta politica, personale e del Movimento 5 Stelle, che sembra aver esaurito quella spinta propulsiva che lo aveva portato solo qualche anno fa, al suo esordio per giunta, a sfiorare una affermazione che ha comunque del clamoroso. Il fatto è che oggi di clamoroso ci sono soltanto delle affermazioni stentoree, urlate a pieni polmoni, prive di ogni qualsivoglia logica.
Non sono infine Silvio Berlusconi. Ma se lo fossi abbandonerei ogni sogno di Quirinale e mi dedicherei a risollevare un partito che in due anni è precipitato a picco nelle preferenze passando da oltre il 30 per cento al 19.  A risollevarlo non con la promessa di dentiere gratis ed improbabili aumenti di pensione a 1000 euro ma allontanando i vari inquisiti che di fatto costituiscono la sua corte dei miracoli. Perché a differenza di “quella” corte dei miracoli di seicentesca memoria, questi inquisiti rischiano di trascinarlo in un baratro ancor peggiore di quello nel quale lo hanno trascinato Ruby e Dell’Utri. Con il risultato che i vari Denis Verdini, Maurizio Gasparri, Raffaele Fitto, Daniele Capezzone, arrivando fino ai peones nostrani come Davide Bordoni e Maria Cristina Masi, dovranno darsi da fare per trovarsi un lavoro vero.
A patto, ovviamente, che lo trovino!

venerdì 21 novembre 2014

Una vergogna
tutta italiana

 

Adesso il Governo correrà ai ripari allungando i tempi della prescrizione.
Come si dice: quando i buoi sono scappati si chiudono le porte della stalla.
Mi riferisco alla sentenza della Cassazione che ha mandato assolta (vedi articolo a pag 14 di questa edizione) la società Eternit ed il suo amministratore delegato, uno svizzero dal nome impronunciabile, a conclusione del processo per i circa 1200 cittadini morti di tumore a causa delle esposizioni a quel materiale.
La Cassazione ha applicato la legge: una legge idiota ma pur sempre una legge!
Gli avvocati dell’Eternit hanno sfruttato appieno tutte le possibilità offerte loro dal codice. E anche questo ci sta!
Il nostro Parlamento dorme, sveglio soltanto quando si tratta di approvare gli aumenti dei loro benefici e delle sostanziose prebende.  E questo non è assolutamente ammissibile! Anzi fa incazzare non solo i parenti delle vittime ma dovrebbe far insorgere anche tutti gli italiani onesti.
Adesso allora il Parlamento aumenterà i tempi di prescrizione per questo tipo di reati. E’tardi per quel migliaio di  vittime ma meglio che mai!

venerdì 14 novembre 2014

Qualcosa in 
più per tutti
i nostri lettori


Molti di quanti comprano settimanalmente questo giornale si saranno già accorti che più o meno un mese fa abbiamo aumentato di quattro pagine la foliazione.
Da questo numero ci saranno ancora quattro pagine in più e soprattutto tutte diventeranno a colori.
Questo pur lasciando invariato il prezzo di 0,50 cent di euro a copia con una specifica motivazione: in questi tempi di crisi non possiamo chiedere di più ai nostri lettori ma nello stesso tempo non possiamo sottrarci all’impegno che abbiamo preso con loro di fornire quante più notizie possibili.
È per noi certamente un sacrificio di tempo ed economico rilevante.
Ma lo facciamo volentieri e speriamo venga apprezzato.

venerdì 7 novembre 2014

Ma che
Stato
è questo?


Mercoledì sera mi ha telefonato a La Gazzetta un donna: 67 anni, abitante ad Ostia, divorziata, titolare di una pensione di poco più di 500 euro mensili. Con  grandissima dignità mi ha detto – e giovedì provato, mostrandomi il cedolino della pensione di novembre di cui ho fatto fotocopia  -  di aver ricevuto questo mese tra conguaglio Irpef, trattenute varie, acconti e quant’altro, “ZERO” euro di pensione.
Avete letto bene! “Zero” euro di pensione.
La prima cosa che ho pensato è che siamo in uno Stato inumano se questi permette ad un suo cittadino di ricevere “Zero” euro di pensione.
Poi ho pensato come farà questa donna a mangiare questo mese, a pagare le bollette, luce - gas,  il condominio, magari a comprarsi le medicine?
E ho anche pensato al sindacalista Bonanni che porta a casa oltre 30 mila euro di pensione mensile, ai vari Fiorito, Formigoni, Tremonti, Galan, – e mi fermo qui perché non ci vorrebbe un “fondo” ma l’intera enciclopedia Treccani per elencarli tutti questi ladroni – che certo, grazie alla nostra fessaggine, non hanno di questi problemi.
Infine ho vomitato.

venerdì 31 ottobre 2014

Adda passà
a’ nuttata


Venerdì 31 ottobre è caduto il trentesimo anniversario della morte del grande Eduardo. Era infatti  il 31 ottobre del 1984, quando il più grande attore del teatro italiano del ‘900, autore di intramontabili testi come Napoli Milionaria, Questi fantasmi!, Natale in casa Cupiello, e di personaggi che hanno fatto la storia non solo del teatro mondiale e della letteratura - uno su tutti: Filumena Marturano -,  si inchinava simbolicamente per l’ultima volta dinanzi ad una platea di milioni di spettatori che avevano imparato ad apprezzarlo ed a amarlo in mezzo secolo di rappresentazioni. Moriva così a Roma ad 84 anni il più grande autore ed interprete di testi teatrali italiani, figlio di quella Napoli che ha fatto conoscere a tutto il mondo, la pizza, il ragù, le canzoni o il Vesuvio, ma forse più della pizza, del ragù, delle canzoni o del Vesuvio. 
Permettetemi un ricordo personale: quel giorno, e non per lavoro,  anche chi scrive era presente ai funerali di Eduardo a Palazzo Madama. E con il sottoscritto, napoletano verace, c’erano anche tanti non napoletani - Monica Vitti, Nino Manfredi, Mario Monicelli, Cesare Zavattini, Dario Fo, Giorgio Albertazzi, Silvio Orlando, Massimo Ranieri, Lina Sastri, Aldo e Carlo Giuffrè, e in prima fila il figlio Luca, insieme a migliaia di tanti semplici cittadini -  accomunati in un unico, immenso dolore.
Di Eduardo si è detto tutto, forse non sempre a proposito o giustamente: dalle liti epiche con il fratello Peppino al successo strepitoso delle sue commedie all’estero; dagli attori che le interpretarono, Laurence Olivier, Joan Plowright, agli autori che più amava: Pirandello, Goldoni.
Molti però probabilmente ignorano che Eduardo  durante la guerra nel 1943 prelevò 600mila lire dell’ incasso di alcune recite clandestine per aiutare gli ebrei romani nascosti o quando nel 1944 fu costretto lui a nascondersi per aver ricevuto  un mandato di arresto per aver recitato nell’antitedesco Il berretto a sonagli. E poi ancora i soldi suoi personali, investiti per dare alla sua Napoli quel teatro San Ferdinando, riaperto nel 1954 tra due ali di folla, “perchè  – diceva – Napoli, che è il più grande palcoscenico del mondo, non può non avere un teatro” - e infine  l’interessamento da senatore del dramma delle carceri minorili, l’insegnamento del teatro come materia autonoma nelle università o l’invocazione del disarmo unilaterale dell’Italia: “Tanto siamo così piccoli –disse una volta - che ci invaderebbero lo stesso”.
Concludo con la sua frase più famosa, quella sulla quale cala il sipario quando ormai la ragazzina è salva grazie alla medicina reperita in extremis dalle mani dell’impiegato rovinato dalla guerra e dall’avidità : “Adda passà a’ nuttata”.
Per lui come per tutti noi.

venerdì 24 ottobre 2014

Sotto
lo stesso
cielo

 
Non sono affatto sicuro che Ceppaloni, il ridente borgo in provincia di Benevento che ha dato i natali a Clemente Mastella, passerà alla storia proprio per essere stato la culla dell’ex democristiano, ex berlusconiano, ex prodiano, ex fondatore dell’Udeur, ex ministro della Giustizia e… non mi ricordo che ex altro ancora.
È probabile invece che tra una cinquantina d’anni Ceppaloni venga ricordato per aver visto nascere quello che è poi diventato il presidente della II Corte d’appello di Milano, Enrico Tranfa.
Giusto per ricordarlo ai lettori più distratti si tratta di quel magistrato che si è dimesso un’ora dopo il deposito delle motivazioni in cui è stato argomentato che ci fu abuso di potere da parte di Berlusconi nella vicenda Ruby “ma che questo non costituisce reato”.
Insomma un modo elegante e certamente inusuale, al quale gli italiani non sono abituati, di esprimere il proprio parere contrario  all’assoluzione senza strepiti né lamenti, come si conviene ad un uomo che ha servito la legge per mezzo secolo.
È evidente, salvo che agli occhi di chi ce li ha foderati di prosciutto, che questa scelta del giudice non può essere che l’estremo dissenso dal verdetto –  non condiviso con i giudici Lo Curto e Alberto Puccinelli – e dalle sue motivazioni. Andato molto probabilmente in minoranza in camera di consiglio – il collegio è composto da due giudici e appunto un presidente – Tranfa ha dovuto quindi leggere quel verdetto davanti a tutti e poi come prescrive la legge, dopo 90 giorni, mettere la firma non potendo sottrarsi all’obbligo . Quindi dopo aver vergato i motivi in cui si annullava la condanna a 7 anni per l’ex Cavaliere ha scelto di andare in pensione con ben 15 mesi di anticipo.

venerdì 17 ottobre 2014

Il primo e
il secondo:
ma quanta
differenza! 


La vicenda dell’ingegner Antonio Acerbo, ex sub commissario di Expo ed ex responsabile del Padiglione Italia, finito nei giorni scorsi agli arresti domiciliari per le irregolarità negli appalti sulle vie d’acqua, il cui servizio i lettori di questo settimanale potranno leggere a pagina 12, in cambio di due contratti per centinaia di migliaia di euro contro gli interessi dell’Italia e a favore del figlio Livio, tra i soci di alcune società di consulenza nel campo informatico, mi fa venire alla mente un altro Acerbo, anche lui ingegnere ma di nome Giacomo,  che fu collaboratore di Mussolini.
Il primo è stato direttore generale del Comune di Milano retto dall'allora sindaco Letizia Moratti. In precedenza era stato vice direttore generale di Palazzo Marino, direttore dell'area tecnica e membro del cda di Metropolitana milanese. Incarichi pubblici ottenuti dopo una carriera nel mondo privato (Gruppo Fininvest, Euromercato, Montedil e Tecnimont). Nel 2006 gli è stato attribuito finanche l’Ambrogino d’oro e dal 2005 è Grande Ufficiale della Repubblica per il restauro del Teatro alla Scala.
L’altro ingegnere, anche lui si chiamava Acerbo, era invece di origine abruzzese e nella sua carriera politica non ebbe, né chiese mai, alcun titolo.
Il primo probabilmente è ricco sfondato (ma guarda un po’), il secondo è invece morto povero, nonostante il suo ventennale impegno politico.
Il primo è padre di un maneggione che non ha esitato a lucrare fregandosene dei soldi che rubava allo Stato, il secondo aveva un fratello, Tito, morto in guerra e insignito della medaglia d’oro e due medaglie d’argento al valore militare.
Sempre il primo ha fatto incetta di titoli assegnatigli con evidente manica larga, il secondo invece è stato decorato soltanto con tre medaglie d’argento al valor militare. (E scusate se è poco!)
Il primo all’Expò è andato in ufficio sapendo di fregare il Paese, il secondo durante la marcia su Roma presidiò Montecitorio, nel timore di azioni squadristiche. Rischiando peraltro la vita.
Sempre il primo ha legato il suo nome (e vorrei ben vedere) ad una truffa, il  secondo legò il suo nome alla riforma elettorale maggioritaria - la cosiddetta «legge Acerbo» - votata nel novembre 1923.
Il primo, immagino, alle sue nozze avrà avuto come testimoni chissà quali “pezzi da 90”, il secondo i sempre tenuti al margine dal regime, Francesco Paolo Michetti e Gabriele d'Annunzio.
Il primo non ha detto una parola sui brogli e  le ruberie avvenute all’Expò, anzi in un primo momento ha negato,  il secondo non esitò nella seduta del Gran Consiglio del 6 ottobre 1938 che trattò delle leggi razziali, a prendere una posizione estremamente critica se non proprio di aperto dissenso con i maggiorenti appecoronati del regime.
Il primo adesso è ai domiciliari e mi auguro di tutto cuore finisca in galera, il secondo venne condannato a 30 anni di carcere pena poi annullata dalla Cassazione nel 1947.
Ultima analogia: il primo probabilmente riceverà anche una buona uscita milionaria ed una pensione, il secondo invece anche se fu riabilitato e nel 1951, in seguito ad una sentenza del Consiglio di Stato, riammesso all'insegnamento universitario, quando è morto nel 1969 non era proprietario neppure della casa in cui viveva.
Ultima ma non ultima: il primo ha preso una caterva di soldi dallo Stato italiano, il secondo alla sua morte lasciò in eredità al Paese che aveva servito in venticinque anni di ininterrotto lavoro la sua notevole collezione di ceramiche.

venerdì 10 ottobre 2014

Ma è tutta
colpa sua?


Ho letto con un enorme senso di fastidio le dichiarazioni apparse sui giornali, del padre e della madre di quel 24 enne napoletano che avrebbe infilato “per gioco” il tubo di un compressore nell’ano di un 14 enne la cui unica colpa era quella di essere sovrappeso.
Fastidio per come sono state espresse (il padre: si è trattato di uno scherzo!), fastidio per come è stato giustificato il gesto (la madre: si può condannare solo per questo un bravo ragazzo?), fastidio per l’incoscienza di una difesa che non sussiste (entrambi i genitori: perchè solo nostro figlio e gli altri due che erano presenti?).
Ma che c’è da aspettarsi, mi chiedo, da un ragazzo cresciuto in una tale famiglia, con questi valori etici e certamente con gli insegnamenti che ne derivano?
Crolla l’intonaco del soffitto nell’ufficio del dirigente dell’Ufficio Tecnico di Lungomare Paolo Toscanelli proprio mentre il dirigente, Paolo Cafaggi, era in riunione. Nel crollo sono rimaste ferite due impiegate che sono state immediatamente accompagnate al G.B.Grassi dove i sanitari le hanno giudicate guaribili in sette giorni. I locali sono stati sgomberati e dichiarati inagibili in attesa del trasferimento degli uffici in un’altra struttura comunale.
Già a febbraio di due anni fa ci fu il crollo di una  parte della copertura della tettoia dell’ingresso che ferì alla testa un passante.

venerdì 3 ottobre 2014

Bravo
sindaco!


Il sindaco in questione è il primo cittadino di Leonessa, un comune di circa 3000 abitanti della provincia di Rieti situato proprio alle falde del Terminillo. Si chiama Paolo Trancassini eletto nelle fila di FdI – An e la notizia potrete leggerla a pag.  10 di questa edizione.
Riassumiamola: Paola e Guerrino sono due anziani coniugi, 76 anni lui, 72 anni lei, capitati sotto le grinfie di una banca che a fronte di un prestito, adesso si sono visti pignorare l’abitazione in cui vivono.
Invano il sindaco ha cercato di ottenere una dilazione dall’istituto di credito, non c’è stato niente da fare: la casa andava pignorata e venduta all’asta. E i due anziani ovviamente sfrattati.
Il sindaco Paolo allora, visti falliti tutti i tentativi, ha convocato, e continuerà a farlo, il consiglio comunale all’interno dell’abitazione di Paola e Guerrino vietando così per legge l’ingresso all’ufficiale giudiziario impossibilitato ad interrompere una seduta pubblica.
Detto fatto martedì mattina della scorsa settimana, il sindaco Trancassini, con tanto di fascia tricolore e gonfalone, ha fermato l'ufficiale giudiziario, i carabinieri e anche il fabbro che doveva cambiare la serratura dell'abitazione: il consiglio comunale in corso nell'abitazione – ha fatto mettere a verbale il sindaco -  non poteva essere interrotto e quindi lo sfratto non poteva essere  eseguito.
“Siamo soddisfatti - ha poi detto il sindaco - il consiglio si è svolto regolarmente in casa di Paola e Guerrino, ha adottato importanti provvedimenti e ha dimostrato che una comunità unita può fermare quello che a nostro avviso era uno scempio. Non siamo contrari agli sfratti ma una banca non ha il diritto di sfrattare due anziani”.
Bravo sindaco!

venerdì 26 settembre 2014

Sia occhio
per occhio


Come è noto uno dei più accreditati aforismi mussulmani recita: “occhio per occhio, dente per dente”.
Si tratta in pratica di un detto che giustifica la punizione del colpevole nella stessa misura in cui viene commesso il reato scatenante.
Giusto!
Allora contro l’Isis l’occidente deve mettere in pratica la stessa teoria: se violenti io ti violento, se rapisci io ti rapisco, se uccidi io ti uccido.
Sono stati proprio loro i terroristi dell’Isis ad aver  inaugurato questa politica e con buona pace del mio amico StefanoditomassiLeoneespressivoPorcellinoincazzato, noi dobbiamo rispondere con le stesse modalità e gli stessi sistemi.
Non saremo per questo dei guerrafondai ma semplicemente non siamo dei coglioni!

venerdì 19 settembre 2014

Aumma
aumma
Umma
Umma


Aumma aumma è una espressione del dialetto napoletano per indicare un comportamento furtivo.
Un esempio: “aumma aumma mi sono intascato i 100 euro che mio fratello aveva lasciato sul tavolo”. Oppure: aumma aumma abbiamo lasciato quella riunione dove morivamo di noia.
Umma è invece una espressione araba usata per indicare l’unione di tutti i fedeli islamici sotto un’unica bandiera o meglio un unico Stato.
Aumma aumma può considerarsi una sorta di gioco, la umma invece non lo è.
Anzi mentre aumma aumma è soltanto spesso il comportamento di un poveraccio, l’umma di poveraccio non ha niente: per favorire questa pseudo unione infatti non esita a decapitare giornalisti ed operatori umanitari, ad uccidere persone innocenti con attentati nei luoghi più affollati ed esposti, ad ingrossare le sue fila di fanatici delinquenti peggiori di quelli che li comandano.
Insomma basta una “a” di differenza, una “a” più o meno aggiunta, ad etichettare due comportamenti completamente diversi.

venerdì 12 settembre 2014

Leone
espressivo
o porcellino
incazzato?


Il mio amico Stefano Di Tomassi, che su Facebook si firma Leone Espressivo,  mi taccia, a proposito del servizio di apertura della scorsa settimana de la Gazzetta, dal titolo “Pericolo Islam”,  - almeno come mi hanno riferito alcuni miei collaboratori che si dilettano a leggere le note altrui su Facebook, perché io me ne guardo bene - di essere un esempio di informazione irrespon- sabile suggerendomi più che “pericolo Islam” di aver dovuto intitolare il servizio  “Pericolo mediatico e Pericolo intellettuale”.
“È gravissimo - mi scrive il buon Leone Espressivo - che i media e gli intellettuali si alleino in queste pericolosissime dinamiche che seminano pregiudizio e intolleranza. Sia chiaro che gli intellettuali hanno da sempre causato le guerre più brutali perché  sia chiaro che intellettuale accademico non è sinonimo di intelligente persona”.
A questo punto devo dire che più che un Leone Espressivo a me Di Tomassi pare più un “Porcellino Incazzato”.
A prescindere che non è vero, come scrive, che “gli intellettuali hanno provocato le guerre più brutali” - gli ricordo solo che Adolf Hitler era un imbrattatele austriaco, Benito Mussolini, un maestro elementare romagnolo e Joseph Stalin un agricoltore georgiano fallito – a me non sembra proprio il caso di contestare in modo così accidioso un testo, peraltro scritto da una delle studiose italiane più note di cultura islamica, come la prof.ssa Francesca Blasi de La Sapienza. La quale - sia detto per inciso - potrebbe insegnare molto in fatto di islamismo sia a me che a lui.
Oltretutto non ho la presunzione di ritenermi un intellettuale ed anche per quanto riguarda la mia qualifica di media sono soltanto uno dei circa diecimila giornalisti professionisti che cercano di fare in modo corretto il loro lavoro.
Un consiglio allora vorrei dare al mio amico Di Tomassi: si leggesse con più attenzione sia il pezzo della prof.ssa Blasi, che gli articoli di Oriana Fallaci sul Medio Oriente, che le cronache dei giornali riguardanti i suoi “amici” islamici con particolare attenzione alle decapitazioni.
Hai visto mai…

venerdì 5 settembre 2014

Siamo
in guerra


Siamo in guerra: da una parte l’occidente dall’altra l’Islam.
Siamo in guerra noi cristiani contro loro musulmani.
Siamo in guerra anche se non c’è stata una dichiarazione di belligeranza né una formale consegna diplomatica dell’atto.
Siamo in guerra anche se molti occidentali sembrano non accorgersene e liquidano troppo frettolosamente il terrorismo islamico come un attacco alla cultura, alla religione e alla stabilità dell’occidente.
Ma questo non è vero: siamo in guerra dove si contano morti e feriti e pochi prigionieri, questi ultimi soprattutto da parte nostra.
Siamo in guerra con loro che si infiltrano e noi che li respingiamo.
Siamo in guerra e sarà una guerra lunga e sanguinosa e dagli esiti incerti.

venerdì 29 agosto 2014

Se il padre
poi gli spara
gli vogliamo
dare torto?


Il resoconto della notizia di cronaca riferita a questo commento, i lettori lo troveranno in apertura a pag. 11 di questa edizione.
Riassumo: un bulgaro completamente ubriaco al volante della sua auto, due mesi fa uccide sul colpo un bambino di appena tre anni, che attraversava la strada tra l’altro sulle strisce pedonali , trascinandone il corpo per oltre ottanta metri. Non solo ma poi si dà alla fuga senza prestare soccorso al bimbo e nega con una emerita faccia di bronzo ai poliziotti che lo avevano individuato che fosse lui il colpevole dell’incidente, cercando oltretutto di far scomparire dalla carrozzeria della sua auto, ogni traccia del tragico impatto.
Il suo avvocato,  che evidentemente conosce bene le astuzie e le scappatoie del codice penale, è riuscito però ad ottenere per questo suo cliente la scarcerazione e il beneficio degli arresti domiciliari.
Sono talmente schifato che non faccio commenti né sull’avvocato che evidentemente fa (bene) il suo lavoro né sul giudice che altrettanto evidentemente applica (male) la legge, almeno con eccessiva manica larga.
Solo una considerazione: se il papà di Jonathan adesso sparasse in bocca a quel delinquente che era al volante, il giudice che ha firmato il provvedimento dei domiciliari si dimostrerebbe con lui così comprensivo come avvenuto per il bulgaro che ha ammazzato quel bambino?

venerdì 22 agosto 2014

Perdiamo
il pelo
ma non
il vizio


Che dire?
Dopo neppure una settimana di strameritate ferie, La Gazzetta del Litorale torna in edicola con qualche piccolo, e speriamo gradito, ritocco grafico, un incremento dei servizi pubblicati, qualche collaboratore in più.
Quello che invece non abbiamo voluto ritoccare è il prezzo di acquisto di questo settimanale che rimane ancorato ai 50 centesimi di euro perché crediamo fermamente che un organo di informazione, quale che sia la sua periodicità e costi tipografici e gestionali a parte, cioè sopportabili, non può e non deve costituire un aggravio nelle tasche dei lettori.
Piuttosto proporsi come un costante punto di riferimento così da unire la specificità delle notizie ad un costo accessibile per conoscerle.
Insomma in questa ripresa di lavoro abbiamo voluto riconfermare quella che è la nostra principale caratteristica: perdiamo il pelo ma non il vizio di fornire a costi contenuti e con personale qualificato una informazione che speriamo sempre esauriente ed utile ai cittadini.

venerdì 8 agosto 2014

Ditemi
che non
è vero!


Come potete leggere a pag. 15 di questa edizione, più specificatamente nella pagina degli “Esteri”, l’ ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Daniele Mancini ha inoltrato alla Farnesina, il  nostro Ministero degli Esteri, una nota  - spese   per un rimborso di 400 euro da lui sborsati per far pitturare una balaustra della sua faraonica villa, a suo dire, rovinata dai nostri due fucilieri di marina, Girone e Latorre, che avrebbero attaccato un filo per far asciugare i loro indumenti.
Giuro che la notizia per quanto possa sembrare incredibile è vera!
Per la cronaca il sig. Daniele Mancini, che pare goda della sponsorizzazione dell’ex ministro Corrado Passera, non è proprio un indigente: guadagna infatti, poco più poco meno, 20 mila euro mensili; i nostri fucilieri da due anni vivono praticamente prigionieri in India ostaggi di un governo il cui obiettivo non si sa bene qual sia ma sicuramente non è quello di amministrare la giustizia, il nostro venale ambasciatore, da quello che ho letto, sarebbe uno dei maggiori indiziati di questa “prigionia”, uno in quanto ha brigato perché i due fucilieri tornassero in India, due  perché non ha fatto nulla per imporre le tesi italiane a Nuova Delhi e quello che ha fatto lo ha sbagliato in pieno, tre, e lo dico con la più ampia facoltà di querela da parte del nostro ambasciatore, casomai leggesse questo pezzo, a mio giudizio il sig. Daniele Mancini è uno speculatore della peggior specie, per non dire qualcos’altro, volendo lucrare sullo  Stato Italiano.

venerdì 1 agosto 2014

La lettera
della cantante 

israeliana Noa

Questo il testo della lettera della cantante israeliana Noa che l’artista ha pubblicato sul suo blog e per la quale è stata annunciata la cancellazione del suo concerto già programmato a Milano il prossimo 27 ottobre al Teatro Manzoni organizzato dall’associazione Adei - Wizo - Donne Ebree d’Italia.
La motivazione risiederebbe nelle posizioni estremamente critiche di Noa nei confronti del governo Israeliano che l’artista ha liberamente espresso in una lettera aperta per cui l'Associazione ha deciso di annullare il live con questa motivazione: "Siamo costrette  ad annullare la serata prevista il 27 ottobre p.v. a Milano, a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Noa alla stampa riguardanti il difficilissimo momento di guerra nel Medio Oriente"
Un ostracismo in piena regola che all'alba del 2014 di fronte alle continue morti che si stanno mietendo in questi giorni nei territori israeliani ha veramente dell'incredibile. La volontà di una cittadina israeliana, di una donna ,di un'artista, di affermare il diritto alla Pace in territori da sempre dilanianti da conflitti estenuanti non può essere motivo di imbavagliamento a quel linguaggio universale che si chiama musica.
Questi allora perché i lettori ne abbiano conoscenza i contenuti della lettera aperta di Noa.
“Ci sono soltanto due parti in questo conflitto, ma non sono Israeliani e Palestinesi, Ebrei ed Arabi. Sono i moderati e gli estremisti. Io appartengo ai moderati, ovunque essi siano. Loro sono la mia fazione. E questa fazione ha bisogno di unirsi! Sono terrorizzata, angosciata, depressa, frustrata e arrabbiata… Ogni ondata di emozioni si confronta con l’altra per il dominio del mio cuore e della mia mente. Nessuna prevale e io affondo in quell’oceano ribollente che è fatto da tutte loro combinate insieme. C’è un’allerta-missile ogni ora, da qualche parte vicino casa mia. A Tel Aviv è anche peggio”. Ho voglia di prendere la testa tra le mani e scomparire, sulla Luna, se possibile quando leggo i sermoni dei rabbini Ginsburg e Lior, che parlano della morte romantica e dell’omicidio nel nome di Dio. O quando leggo le incredibili parole di razzismo scritte da alcuni miei connazionali, le urla di gioia quando i bambini palestinesi vengono uccisi, il disprezzo per la vita umana.
Il fatto che abbiamo la stessa fede religiosa e lo stesso passaporto per me non vuol dire nulla. Io non ho niente a che fare con certa gente. Allo stesso modo, anche gli estremisti dell’altra parte sono miei acerrimi nemici. Ma la loro ira non è soltanto diretta verso di me, ma anche verso i moderati della loro stessa società; il che fa di noi fratelli in armi! Proprio come esorto gli Arabi moderati, ovunque essi siano, a fare tutto ciò che è in loro potere per respingere l’estremismo, non ho alcuna intenzione di chiudere gli occhi dinanzi alle responsabilità nostre per il fallimento in atto. Il governo guidato da Netanyahu ha fatto ogni cosa in suo potere  per reprimere ogni intervento di riconciliazione. Ha indebolito e insultato Abu Mazen, leader della più moderata OLP, che ha più volte ribadito di essere interessato alla pace. Quando Abu Mazen ha fatto quelle dichiarazioni sull’olocausto, chiamandolo la più immane tragedia nella storia umana, lo hanno deriso e liquidato senza dargli peso. Non hanno rispettato gli accordi che essi stessi hanno firmato. Se ci rifiutiamo di riconoscere i diritti di entrambe le parti e di farci carico dei nostri obblighi, se ciascuno di noi rimane aggrappato alla propria versione, con disprezzo e sprezzo di quella dell’altro, se continuiamo a preferire le spade alle parole, se santifichiamo la terra e non le vite dei nostri figli, saremo presto tutti costretti a cercare una colonia sulla Luna, perché la nostra terra sarà così zuppa di sangue e così intasata di lapidi che non vi resterà più niente per vivere. Io ho scritto le parole che seguono e le ho cantate insieme alla mia amica Mira Awad. Oggi sono più vere che mai: ‘Quando piango, piango per tutti e due. Il mio dolore non ha nome. Quando piango, piango rivolta al cielo spietato e dico: Dev’esserci un’altra via’”.

NB: Checchè ne dica qualche imbecille con il quale mi è capitato di polemizzare in queste settimane io non sono “un guerrafondaio”. Condivido in pieno ogni parola scritta da Noa e mi rammarico solo di non conoscerla di persona per esprimerle a voce tutta la stima che credo meriti.

venerdì 25 luglio 2014

Delle due
l’una…


Apprendo dai giornali, come immagino lo abbiano appreso tanti miei lettori, che Silvio Berlusconi è stato assolto in secondo grado nel processo Ruby.
Come è noto il cavaliere, o ex cavaliere, fate voi, era stato condannato in primo grado per concussione e prostituzione minorile ad una pena di 7 anni. La Corte d’Appello però ribaltando la sentenza di primo grado lo ha assolto dalla concussione perché “il fatto non sussiste” e dalla prostituzione perché “il fatto non costituisce reato”.
In altre parole se il fatto non sussiste vuol dire che manca la condotta penalmente rilevante, in questo caso la minaccia implicita ai funzionari della polizia di consegnare Ruby a Nicole Minetti invece che portarla in una comunità, come aveva ordinato il Pm dei minori: insomma, Berlusconi non avrebbe esercitato alcun tipo di  pressioni, né esplicite nè implicite.
Quanto alla prostituzione minorile, Berlusconi è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. Ciò vuol dire che il fatto è stato commesso ma che manca l’elemento soggettivo e cioè il dolo.
Tutto a posto allora?
Eh, io direi proprio di no!
La formula assolutoria infatti ha una conseguenza importante: il fatto non costituisce reato, in termini giuridici, non significa infatti che il fatto non c’è stato e ne consegue allora che tutti i testimoni che lo hanno negato hanno detto il falso e lo stesso Silvio Berlusconi che li ha istigati a mentire ne dovrebbe rispondere anche lui.
Insomma delle due l’una: o Berlusconi ha mentito sapendo di mentire oppure hanno mentito i testimoni e per questo andrebbero perseguiti.

venerdì 18 luglio 2014

Gonnelli
ti dovresti
vergognare


Ho ricevuto giovedì mattina, come presumo molti altri giornalisti, un comunicato stampa a firma di Mauro Gonnelli, esponente della Destra nel consiglio comunale di Fiumicino,  nel quale il nostro si vanta con molta enfasi ed altrettanta spocchia, di aver fatto approvare, nel corso della riunione sempre di giovedì mattina, un minuto di silenzio a ricordo delle vittime palestinesi uccise nella Striscia di Gaza dagli israeliani.
Non ho mai avuto una grande stima di Gonnelli anzi per essere più preciso non ho mai avuto alcuna stima di Gonnelli.
Una domanda però mi piacerebbe fargli: perché non ha chiesto un minuto di silenzio anche per le vittime israeliane?
Vedi, caro Gonnelli, le vittime di una guerra, giusta o sbagliata che sia, vanno tutte onorate allo stesso modo proprio perché sono vittime.
Dividere i morti di una fazione rispetto a quelli di un’altra fazione non è solo ingeneroso ma anche stupido e moralmente esecrabile.
Un bambino palestinese non è diverso da un bambino israeliano. Un giovane palestinese non è diverso da quei tre ragazzi, 16, 17 e 18 anni uccisi non da una bomba ma da una mano omicida. Una abitazione bombardata non è diversa sia che si trovi nei territori occupati o a Gerusalemme.
Il dolore non ha nè confini nè connotati.
Tutte le guerre sono sporche.
Evitiamo almeno di non insozzare  quelle vittime con comunicati stampa beceri e propagandistici.
Loro purtroppo non ne hanno più bisogno e certamente neppure noi.
Vergognati!

venerdì 11 luglio 2014

Buon sangue
non mente

 
Scriverei una bugia se dicessi di  essermi interessato a lui, eppure sono oltre  trent’anni che mi occupo, beninteso come giornalista, di politica.
Parlo di quel Cosimo Maria Ferri, esponente di Forza Italia, sottosegretario alla Giustizia, inciampato nel più classico degli autogol italioti: aver raccomandato con una serie di sms alcuni suoi pupilli di Magistratura Indipendente in odore di votazione al Consiglio Superiore della Magistratura. Per la verità conosco, o meglio conoscevo, molto meglio il padre, quell’Enrico Ferri, anche lui magistrato, vicepresidente del PSDI, che fu ministro dei Lavori Pubblici nel Governo De Mita, poi fondatore del SOLE, partito di cui si è persa traccia, infine traghettato nel Ppe, nell’Udeur di Mastella ed infine in Forza Italia di Silvio Berlusconi. Tanto per rinfrescare la memoria a chi ha i capelli bianchi come i miei: quell’Enrico Ferri che fece passare il limite di velocità a 110 km orari sulle nostre autostrade. Provvedimento poi naufragato per acclarata indecenza.
E questo ci riporta al vizietto delle raccomandazioni: il suo primogenito Filippo, fratello di Cosimo, è stato capo della squadra mobile di Firenze, prima di essere condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi per le violenze nella scuola Diaz durante il G8 di Genova 2001. Da qualche anno Filippo è approdato al Milan, (indovinate chi ce lo ha messo?) come responsabile della sicurezza. Il secondogenito Jacopo è invece consigliere regionale della Toscana dal 2000, in quota Pdl  (anche qui indovinate chi ce lo ha messo?) .
Chiaro?
P.s. Per la cronaca i due raccomandati sono stati eletti.

venerdì 4 luglio 2014

Adesso
basta
davvero!


Ogni anno durante il periodo estivo ed almeno da maggio fino a settembre inoltrato, i giornali italiani, piccoli, grandi, quotidiani, settimanali o periodici, tv pubblica e private, sono costretti ad occuparsi di quella vera e propria mattanza sulle coste siciliane dovuta al fenomeno degli sbarchi degli immigrati clandestini.
Articoli che nessun giornalista vorrebbe scrivere o commentare, con tanti bambini e donne soprattutto, costrette ad una morte lenta, a violenze di ogni tipo, a ricatti di ogni genere, in primis quello economico. Da anni scrivo, come tutti i giornalisti del resto, che è ora di dire basta a questa ecatombe che ci offende prima di tutto come uomini e poi come italiani.
Da anni ci prospettano soluzioni che si sono dimostrare inefficaci: un maggior aiuto da parte dell’Europa, una condivisione di responsabilità da parte dei governi di quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, controlli più severi contro questi mercanti di morte.
Personalmente da anni ritengo che questi cosiddetti scafisti debbano essere condannati a pene detentive durissime, al limite dell’ergastolo, e le loro carrette del mare non sequestrate ma affondate. Così non solo da incutere paura a questi delinquenti ma tale da procurargli un danno economico rilevante.
Questi scafisti, veri e propri assassini, vanno fermati con le buone o con le cattive.
Non è un mistero - ci sono una lunga serie di intercettazioni telefoniche delle nostre forze dell’ordine a confermarle – che se ne fottono delle nostre leggi: sanno che se verranno presi al massimo rischiano una imputazione lieve ed il ritorno obbligato in patria.
E invece no! Presi e condannati per direttissima. Senza attenuanti.

venerdì 27 giugno 2014

Gli alibi
servono
a poco


Come saprà anche l’ultimo topo di fogna di questo paese, mi riferisco a quel Carlo Lissi che due settimane fa a Motta Visconti ha tagliato la gola alla moglie ed ai figli di cinque anni e venti mesi, l’Italia è fuori dal Mondiale.
Personalmente anche io mi ritengo fuori da quei sessanta milioni di italiani, tutti commissari tecnici, allenatori di club, direttori sportivi, magazzinieri, oltre che dai giornalisti sportivi di tv pubbliche e private, della carta stampata, salvo qualche lodevole e rara eccezione, ai quali la cronaca continua a dare eccessivo ed immotivato spazio tanto alle figure che alle castronerie che dicono.
Fatto sta che l’Italia torna a casa dopo averci illuso con l’ Inghilterra, fatto piangere con il Costa Rica e fatto ridere con l’Uruguay.
Permettetemi però qualche breve riflessione: secondo me l’Italia ha cominciato a perdere questo mondiale fin dal momento della composizione della lista dei 40 giocatori, poi ridotta a 23, selezionati da Prandelli.
Balotelli, tanto per dirne una, non andava convocato: troppo fragile psicologicamente, troppo bambinone, troppo vittimista, troppo presuntuoso, troppo menefreghista. In campo, soprattutto in campo internazionale, ci vogliono le palle non solo i pettorali. Stesso discorso per il duo Bonucci - Barzagli: ottimi difensori dieci anni fa ma poi il nulla dormiente caratterizzato da sonnolenze pericolose ancor più se la pennichella viene fatta nella nostra area di rigore. E ancora: Thiago Motta più lento di un giocatore troppo lento e un Cassano spompato forse dal troppo sesso praticato nel passato.
A questo punto sarebbe lecito chiedere a Prandelli, che per inciso ha fatto bene a dimettersi, a che è servito portare i Cerci, i Candreva, i Paletta? E perché lasciare a casa i Rossi, i Maggio e i Romulo?
E per l’amor di Dio lasciamo stare l’arbitro: ha arbitrato una schifezza ma questa schifezza almeno l’ha equamente distribuita: contro di noi c’era un rigore gigantesco ai danni di “El Matador” Cavani e contro di loro il morso, e non sarebbe la prima vota, di Luis Suarez - ma perché non si fa un crackers al formaggio prima di scendere in campo - ai danni di Chiellini.
Lasciamo perdere poi  l’espulsione di Marchisio, forse troppo severa anche se il fallo c’era tutto, il caldo asfissiante del pomeriggio brasiliano che ci ha tagliato le gambe - ma come mai agli uruguaiani no? -, le confusioni tattiche che hanno caratterizzato il gioco anzi il non gioco della nostra nazionale.
Sono tutti alibi.
E si sa che gli alibi nel calcio contano meno di una rimessa da fallo laterale.

venerdì 20 giugno 2014

Ammazzatelo
senza alcuna
misericordia


Chi ha la bontà di leggere queste note, sa che da anni, fin dai tempi in cui dirigevo “Il Giornale di Ostia”, mi esprimo a favore della pena di morte per delitti particolarmente efferati che vedono come vittime soprattutto bambini ed anziani, quali ad esempio l’omicidio commesso da Erika ed Omar per impossessarsi di una eredità, l’uccisione del piccolo Tommy, il coma irreversibile della giovane Chiara di Casal Bernocchi.
Oggi, leggendo la cronaca della morte di Cristina e dei suoi bambini di cinque anni e venti mesi da parte del padre “infatuato” di un’altra donna, ne sono sempre più convinto.
Queste persone vanno eliminate. Senza nessuna misericordia.
È inutile parlare di espiazione della pena come momento di ravvedimento, di certezza del diritto, di recupero sociale. Tutte stronzate!
Chi ammazza una bambina di cinque anni ed un bambino di venti mesi dei quali peraltro è il padre, va a sua volta ammazzato.
Mi fanno ridere le argomentazioni dei buonisti a tutti i costi che vogliono vedere in questi assassini il prodotto di una società che non ha valori, mi fanno pena i distinguo di quanti credono ancora che chi ammazza un bambino di venti mesi da qui a qualche anno potrà redimersi, mi fanno schifo dichiarazioni come quelle che ho letto su un individuo che esorta i magistrati a dargli “il massimo della pena”. Tutte stronzate!
Ho sempre pensato, checché ne dicano sociologi, psichiatri e politici di varia risma, che la morte fa paura e sarebbe un ottimo deterrente per questi assassini. Forse se sai, a meno che non sei completamente “fuso” nella testa, che se ammazzi un bambino o un anziano finisci impiccato o sulla sedia elettrica, secondo me ci pensi tre volte prima di ucciderlo.

venerdì 13 giugno 2014

Mondiale
iniziato
mezzo
salvato


Giovedì sono iniziati i mondiali di calcio 2014.
Sono iniziati in una atmosfera surreale fatta di contestazioni, non sportive ma sociali, tafferugli in strada e davanti alle sedi degli stadi, proteste e manifestazioni.
Conosco bene il Brasile e i brasiliani: ho visitato il paese carioca tre volte e ci vive  stabilmente mio fratello a meno di due chilometri del ritiro della nazionale Svizzera a Porto Seguro nel nord est del paese.
E proprio perché conosco bene il Brasile e i brasiliani sono preoccupato: non siamo di fronte ad una contestazione da prendersi sotto gamba. Non siamo neppure di fronte ad una contestazione stupida e criminale, sportivamente parlando, tipo Genny a’ carogna o i tafferugli dell’Olimpico oppure di Marassi. In Brasile la gente, anche quella che ama il calcio, cioè la quasi totalità della popolazione dai sette ai settant’anni, è esasperata. Il 65 per cento dei brasiliani vive con meno di cinquanta dollari americani al mese, i trasporti costano un occhio della testa rispetto al servizio fornito, gli ospedali mancano dei servizi essenziali per carenza di fondi, le scuole sono addirittura al penultimo posto nella classifica dei paesi sudamericani.
Per tutte questo cose si sarebbe dovuto riflettere di più e meglio, tanto da parte del governo della Presidente Rousseff che della Fifa, prima di proporsi ed accettare il paese come sede della più prestigiosa competizione sportiva, eccezion fatta solo per le Olimpiadi, del mondo.
Ma ormai ci siamo.
La speranza è che questo mondiale arrivi alla fine senza traumi.
Ma sarà possibile?

venerdì 6 giugno 2014

Non se 
ne perda 
la memoria

Se un giorno troverò il tempo mi piacerebbe calcolare, ovviamente per difetto, i danni che tutti questi ladroni, Fiorito, Mose, Expo, Speziante, Galan, Orsini e centinaia di altri come loro, hanno provocato a questo paese.
Impresa quasi impossibile, lo riconosco, soprattutto per la vastità degli avvenimenti e relativi attori.
Forse comunque val la pena di tentare non fosse altro perché il loro nome non cada nell’oblio come avvenuto per i vari “mariuoli” che li hanno preceduti.
L’unico dubbio: ci sarà abbastanza carta per raccontare tutte le loro imprese? Oppure dovrò far ricorso alla nuova tecnologia dei file per assemblare tutte queste malefatte e i nomi dei loro protagonisti.
Senza dimenticarne nessuno, spero.

venerdì 30 maggio 2014

La grande
bellezza


Chi si occupa di politica o anche chi è soltanto un interessato a quello che avviene in Europa e perciò di riflesso in Italia, sa ormai quasi tutto di come sono andate queste elezioni europee.
Inutile quindi tornarci sopra se non con un minimo di cronaca. Vedi allora pagg. 4 e 5.
E’invece interessante cercare di capire quello che in queste elezioni NON è successo: non ha vinto il Movimento 5 Stelle contrariamente a quello che credevano molti commentatori politici che vanno per la maggiore; e di conseguenza non c’è stata la sconfitta del Pd ma soprattutto di Renzi, come probabilmente molti del suo stesso partito si auguravano; non ha tenuto Forza Italia – cosa per la verità alla quale credeva solo Berlusconi, Davide Bordoni e Maria Cristina Masi;
M5S: ho l’impressione che Grillo e Casaleggio, il secondo più del primo, abbiano occupato spazi che non gli competevano ed il risultato si è visto. Pd: Renzi sarà anche un rottamatore ma è un rottamatore furbo. Sapeva che l’unico modo per convincere gli italiani era dar loro una speranza per il futuro e si è inventato gli 80 euro in busta paga. Che non è la stessa cosa del non pagare l’Imu proposto da Silvio perché ha un fondamento reale - leggi: una sia pur risicata maggioranza alla Camera -. Forza Italia: credo che il cavaliere o ex cavaliere sia ormai alla frutta. O cambia squadra o è destinato all’oblio. Fuori personaggi come la Zanicchi, Toti, Fitto, sia pure eletto, Mastella, Ronzulli e via dicendo. Una guardia che non è solo vecchia ma addirittura decrepita. E dannosa.
L’unico che ha capito tutto è stato Casini che ancora una volta ha cambiato cavallo. Ma avrà fatto in tempo?

venerdì 23 maggio 2014

Una risposta
doverosa


Alcuni lettori mi hanno scritto chiedendomi perchè la Gazzetta non avesse pubblicato la scorsa settimana la notizia del rapinatore ucciso venerdì mattina dinanzi alla sede della banca Monte dei Paschi di Siena di via Alessandro Piola Caselli.
Il fatto è che il target di un settimanale non può, come si dice in gergo giornalistico, “stare  sulla notizia” innanzitutto perché non è possibile ritornarci se non sette giorni dopo l’accaduto e quindi si rischia di dare una informazione “a metà” che non può essere seguita. Nel
caso di specie poi l’accaduto è avvenuto alle 8,30 di mattina ed alle 12,00 la Gazzetta è andata in stampa, addirittura non si è saputo fino al primo pomeriggio né l’identità del morto né il nome del vigilante che ha sparato nè tantomeno la dinamica precisa dell’accaduto.
Per questo ho ritenuto, nell’ottica di come va interpretato un settimanale, di ritornare questo numero – e infatti troverete il servizio, spero completo, a pag  4 – piuttosto che fornire notizie imprecise, distorte, mancanti di dettagli.
Perciò non credo di aver sbagliato nella mia valutazione ma poiché questi “fondi” sono  un filo diretto con i lettori è giusto spiegare loro le  motivazioni delle mie scelte.

venerdì 16 maggio 2014

Mandateli
in miniera


A pag  8 i lettori troveranno il servizio dedicato alla mancata, poi però la minaccia è rientrata,  apertura del Colosseo in occasione della Notte della Cultura, che cade domenica 18 Maggio e, per tradizione, vede sabato 17, alle ore 20,00 alle 24,00 tutti i musei italiani e le aree di maggior interesse culturale e turistico della nostra penisola, aperte gratuitamente per coloro che volessero visitarle. 
Troveranno anche la notizia che più ci lascia perplessi e che riguarda le motivazioni per cui questo monumento ha rischiato di rimanere chiuso.
Secondo il segretario nazionale Flp – Beni Culturali, Rinaldo Satolli, il Colosseo non avrebbe dovuto aprire perchè 1) i suoi addetti già lavorano sei ore al giorno;  2) i lavoratori del Colosseo hanno una media di 56 anni; 3) i lavoratori del Colosseo hanno a che fare con migliaia di visitatori al giorno; 4) i lavoratori del Colosseo guadagnerebbero per quelle quattro ore di lavoro serale soltanto 80 euro.
Forse nessuno ha spiegato al signor Satolli che ci sarebbero milioni di giovani contenti di guadagnare 80 euro per una giornata di lavoro e volesse il cielo avere un lavoro fisso da 6 ore giornaliere.
Ergo: personalmente manderei quei lavoratori del Colosseo guidati dal loro segretario nazionale Rinaldo Satolli a guadagnarsi il pane in miniera!

venerdì 9 maggio 2014

Sembra
l’uovo di
Colombo

Continuo a documentarmi per dovere professionale, malgrado la nausea per quello che è successo in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, sulle notizie anche di natura sportiva.
Non so a quanti dei miei lettori sia sfuggito  il lancio di agenzia messo in rete dall’Ansa relativamente alla  decisione del presidente dell'Uruguay José Mujica di non fornire agenti di polizia per la sicurezza negli stadi che di fatto ha provocato il blocco dell'attività e quindi lo stop del campionato di calcio uruguagio. Così domenica non si sono giocate Penarol - Miramar, Fenix - River Plate e Juventud - Rentistas, tutte rinviate a data da destinarsi.
Mujica ha preso la sua decisione per dare un segnale forte contro la violenza e il razzismo che imperversano negli stadi.
Ce ne avessimo uno così in Italia, vedi dove andrebbero i vari Genny a’ carogna, Daniele De Santis e quella miriade di coglioni travestiti da pseudo tifosi.
A cagare!

venerdì 2 maggio 2014

Succubi e 
pure fessi

Non so quanti lettori abbiano letto l’intervista, mi pare de Il Giornale, contenente alcune dichiarazioni di uno scafista egiziano che a proposito dei rischi che correva nel caso venisse beccato dalla nostra Marina a trasportare con la sua “carretta del mare” tanti disperati, ha candidamente ammesso: “E che mi frega! Al massimo mi faccio due giorni di galera poi mi rilasciano”.
Insomma facciamo la figura dei succubi rispetto a decisioni che ci riguardano, ma sulle quali non abbiamo modo di incidere e di fessi per la considerazione che questi delinquenti hanno di noi e della nostra giustizia.
Personalmente mi metto a pieno titolo nella lista delle persone tolleranti il cui unico discriminante di fronte al colore della pelle è solo l’intelligenza. In altre parole per me bianchi, neri o gialli sono tutti uguali e quello che li distingue è solo se sono cretini oppure no.
Certo che è difficile commentare la frase di quello scafista egiziano se non facendo ricorso ad una frase di Winston Churchill: “Essere accondiscendenti per debolezza e per paura è fatale. Esserlo da una posizione di forza è magnanimo”.

venerdì 25 aprile 2014



Comunque
dovesse
andare la 
scusa c’è

Stando a quello che leggo dai sondaggi – l’ultimo proprio questa mattina, giovedì – si prefigura alle prossime europee in programma come è noto l’ultima settimana di maggio, per dirla in sintesi, una notevole batosta di Forza Italia, una sostanziale tenuta del Partito Democratico ed una affermazione del Movimento 5 Stelle.
Staremo poi a vedere se sarà veramente così.
Fatto sta che comunque dovesse andare a finire le menti “pensanti” dei vari partiti , quelli che dettano strategie di propagagandistiche avanzate e inconfessabili ritirate, hanno già messo a punto la loro difesa d’ufficio ovviamente in casi di sconfitta.
Forza Italia: “senza Berlusconi logico che finisse così”; Partito Democratico: “a penalizzarci sono state le divisioni interne”; Movimento 5 Stelle: “abbiamo avuto tutti contro”.
Giustificazioni che dovranno servire ad accontentare e lenire il dolore di qualche loro referente ma che nella sostanza cambieranno poco o nulla.
Comunque scommettiamo che alla fine di maggio leggeremo proprio questo?

venerdì 18 aprile 2014

Se D’Annibale
fa “il grillino”


Fino ad oggi eravamo abituati, noi che seguiamo quotidianamente per professione la politica di questo paese, alle occupazioni delle aule parlamentari, in genere Montecitorio o Palazzo Madama, soprattutto da parte degli eletti del Movimento 5 Stelle.
In genere si trattava e si tratta di una forma di protesta probabilmente molto naif, seppure da “effetto speciale”, per mostrare e far notare a chi non ne vuole tenere conto, il proprio dissenso.
Una pratica sicuramente da non condividere ma neppure da demonizzare anche perché se non è sempre vero che chi protesta più forte ha ragione, è altrettanto vero che il porgere l’altra guancia appartiene solo ai santi e non certo ai comuni mortali.
Per questo sono rimasto stupito quando i miei collaboratori, che erano presenti ai lavori del Consiglio di giovedì 17 che doveva discutere dell’avvicendamento nell’aula Massimo Di Somma del consigliere Ncd Antonella Moroso con il collega di Forza Italia Pietro Malara, mi hanno detto dell’occupazione dell’aula da parte del consigliere sempre  di Forza Italia Tommaso D’Annibale che di fatto ha impedito, occupando il seggio della presidenza, il prosieguo dei lavori dell’assise municipale.
Stupito ma anche preoccupato.
Vuoi vedere - mi sono detto fra me e me – che il buon Tommaso colto da un raptus di “insostenibile leggerezza dell’essere” abbia deciso di ripudiare gli amici Davide Bordoni, Ruggero Cametti, Maria Cristina Masi per trasferirsi, armi, bagagli e stazza, alla corte dei tanti odiati grillini? 
Sicuramente - ho sempre pensato fra me e me - una decisione tanto traumatica quanto auspicabile e, perché  no, perfino condivisibile visto che personalmente immagino il futuro di Forza Italia su questo territorio, e più in generale in Italia, quanto mai oscuro e nebuloso, soprattutto adesso che è orfana del suo guru Silvio.
Ma allo stesso tempo mi sono domandato: e i grillini come lo accoglieranno? A braccia aperte oppure a sputi in un occhio? Con soddisfazione o con noncuranza? Con affetto oppure a calci?
Perché in realtà, altro che Essere o non Essere, questo solo è il dilemma!

venerdì 11 aprile 2014



A qualcuno
saranno
fischiate  
le orecchie

Ho seguito con grande interesse la convention tenuta sabato scorso all’auditorium Massimo all’Eur, organizzata dal Ministro della Salute del governo Renzi, Beatrice Lorenzin.
E questo non soltanto perché  la Lorenzin è stata una delle mie più valide collaboratrici a “Il Giornale di Ostia” ma perché ero curioso di vedere in prima persona come se la sarebbe cavata in una prova così impegnativa.
Sono uscito dall’auditorium esterrefatto.
Chiedendomi dove fosse finita quella collaboratrice così discreta, della quale a malapena notavo la presenza in redazione, per la verità però sempre acuta, capace e professionalmente una spanna superiore agli altri. Mi sono infatti ritrovato di fronte un politico davvero di primo piano, dalle idee chiare, per nulla leziosa o inconcludente come tanti altri suoi colleghi. Un politico, come veniva definito una volta, “di razza”, capace di appropriarsi di un argomento e di sviscerarlo alla platea in maniera chiara, precisa mai confusa.
E così mi sono gustato i suoi giudizi che non hanno risparmiato nessuno e quel che più mi ha lasciato di stucco non sono mai apparsi strumentali. Piuttosto meditati e francamente difficilmente contestabili.
Su Berlusconi: “testardo ed alle prese con i suoi conflitti di interessi”; sui suoi ex amici di Forza Italia: “inconcludenti, dilaniati da lotte per la supremazia ed il compiacimento al capo”; su Grillo”: populista orfano di un vero progetto politico”; su Renzi: “l’alleato di oggi ma il nemico di domani”.
Sono certo che quel giorno a molti saranno fischiate le orecchie!

venerdì 4 aprile 2014



Ma fatti li
caz… tua

Confesso un mio peccato, non so se veniale oppure no, saranno i lettori a giudicarlo: a me piace Crozza!
Soprattutto mi piace quando imita Antonio Razzi, senatore abruzzese passato dalla Corte dei miracoli di Italia dei Valori alle truppe cammellate di Silvio Berlusconi. Mi piace quando ne fa la parodia con Andrea Zalone, suo insostituibile “braccio destro”, in interviste che invariabilmente si aprono con “Mah! Non direi… anche perché…” e terminano con la mano a chiudere la telecamera e la frase” ma fatti li cazzi tua, ma tu ce l’hai una famiglia e allora?”.
Certo che Razzi se non ci fosse dovrebbero inventarlo.
Adesso leggo che avrebbe presentato una proposta di legge, unico firmatario, (e vorrei ben vedere) in cui chiede di “istituire un registro di operatori di assistenza sessuale che segnalino alle autorità competenti l’eventuale danneggiamento dei condom (alias profilattici)”.
In altre parole – lo giuro è scritto sul sito del Senato della Repubblica, disegno di legge 1370 – “la disciplina dell’esercizio professionale della prostituzione attraverso  l’istituzione di operatori di assistenza sessuale (OAS) che risolverebbe il problema del regolare scorrimento del traffico  automobilistico prevedendo inoltre l’obbligo di denunciare alle autorità competenti l’eventuale danneggiamento del profilattico durante la prestazione. E precisamente entro il primo giorno feriale successivo all’evento amoroso”.
Amici lettori, ma vi rendete conto che questo è un senatore della Repubblica? Uno al quale gli italiani pagano uno stipendio di 20 mila euro al mese oltre a tutti i benefit per fargli scrivere queste imbecillità?