venerdì 28 dicembre 2012



La stima? Una 
questione di 
opportunità


L’ ho già scritto per il passato, per quanto può valere, e lo ripeto oggi.
A me Daniele Capezzone ieri ex radicale della Rosa nel pugno, oggi cassa di risonanza, sciocco e servile, di un Berlusconi al quale tutto sommato credo faccia più bene che male, non piace.
Capezzone non mi piaceva allora, me lo ricordo bene avendo assistito ad alcune sue conferenze stampa,  quando farfugliava di Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1907 al 1913, ebreo, mazziniano e massone, senza capirne lo spirito politico, anzi addirittura rivoltandolo, non mi piace oggi che non perde occasione di fornire la sua personalissima interpretazione di trombone sfiatato per una difesa del cavaliere il più delle volte inopportuna, controproducente, e presumo, neppure richiesta.
Un esempio? Apprendo da alcuni giornali che Capezzone lodando l’intervento di Berlusconi a “Domenica In” di qualche settimana fa, lo abbia definito “un modello incomparabile, unico al mondo. di far politica…”. Peccato che solo qualche anno prima, se non ricordo male nel 2006 o 2007, avesse definito lo stesso Berlusconi, dopo una sua apparizione sempre sulla Tv di Stato, e sempre sugli stessi temi, “lo sciancato di Arcore…”.
Credo allora si tratti di una questione di stima.
Credo anche  che la stima non sia un pannicello caldo da utilizzare quando si è malati ma una questione di opportunità sempre reciproca e sempre basata su fatti e sui comportamenti.
Ecco è proprio questa opportunità allora, o se volete mancata opportunità, che non me lo fa piacere.

venerdì 21 dicembre 2012



Innanzitutto
un grazie…

E’ Natale siamo tutti, o almeno crediamo di esserlo, più buoni.
Perciò questa settimana lasciamo da parte le polemiche, i commenti sgraditi, le “tiratine d’orecchi”, i “redde rationem”, le contestazioni, e utilizziamo questo “fondo” solo per ringraziare tutti indistintamente.
Innanzitutto un mio lettore di Fiumicino, il signor Alfonso Perrella, del quale pubblico a pag. 23  la lettera che ha voluto inviarmi, e nella quale, bontà sua, mi attribuisce meriti che non ho, e, sul piano deontologico, mi riempie di una enorme soddisfazione.
Non chiedetemi se avessi pubblicato qualcosa anche se mi avesse definito un cretino integrale. Mi piace pensare, a difesa della mia onestà intellettuale, che lo avrei fatto!
Comunque grazie, signor Perrella, per le sue belle parole.
Devo anche ringraziare i miei tanti lettori anonimi, sono centinaia, forse migliaia, che non conosco: grazie anche a loro però, che ogni settimana vanno ad acquistarlo, questo settimanale va avanti ed ogni sabato è puntualmente presente in edicola.
Acquistandoci confermano ciò che ho sempre pensato: un territorio per definirsi veramente tale ha bisogno di un suo organo di informazione, libero, indipendente, onesto e non condizionato.
Non posso dimenticare poi gli inserzionisti: pagano poco e mi auguro ricevano tanto. Ma per noi pagano tantissimo e da loro riceviamo quelle economie che ci consentono di sopravvivere.
Non posso e non potrò dimenticarlo.
Infine un grazie, gigantesco, a quanti concorrono con il loro quotidiano lavoro, a che la Gazzetta viva: dai colleghi giornalisti, ai collaboratori, dai grafici, agli addetti alla ricerca della pubblicità, ai distributori, ai tipografi.
Ricordo con emozione quando molti anni fa,  io giovane inviato di un quotidiano all’ultimo comizio di Luciano Lama, ascoltai l’ex segretario della Cgil rivolgersi alla piazza che lo applaudiva, con queste parole: “non vi dico nulla ma vi porto tutti nel mio cuore!”
Buon Natale

venerdì 7 dicembre 2012

Così non
può andare
avanti!

Chi ha la bontà di leggermi settimanalmente in questi miei commenti ricorderà certamente che un paio di edizioni fa mi ponevo l’interrogativo se approvare o meno l’operato del governo Monti.
Questa settimana mi è stata data l’occasione di leggere alcuni atti parlamentari in materia di riforme del lavoro e di pensioni oltre ad interessante studio sul codice penale americano ed ho sciolto la riserva: per quello che vale ovviamente il mio giudizio, a me questo governo non piace.
Ci vorrebbe una intera edizione de “La Gazzetta del Litorale” per approfondire il mio giudizio negativo e credo che forse ai miei lettori non interesserebbe neppure entrare nei dettagli.
Fatto sta che mi sto convincendo sempre più che questo Governo ha fatto poco per chi non ha, lasciando intatti i privilegi di quanti invece hanno. Forse anche troppo. Mascherando tutto sotto la promessa di una ripresa che non vedo, se si esclude l’abbassamento dello spread ( ma siamo sicuri che non è fisiologico?). Non vedo ad esempio più lavoro, non vedo più eque pensioni, non vedo un futuro migliore per i giovani e per quanti ogni giorno combattono per arrivare a sera.
Sono rimasto sconvolto dalla morte per troppo lavoro, come hanno refertato i medici, di quella povera donna a Termini: lavorava dalle 4 di mattina alle 9 di sera per 800 euro. Lo Stato, in questi come in altri casi però, apprende tutto ciò dalle cronache dei giornali o quando succede una disgrazia.  Prima è ignorante nel senso che ignora.
E allora caro il mio professore della Bocconi così non va! Manca una vera politica sociale quella che non tollera privilegi ma pretende il rispetto dei diritti per malati, anziani, lavoratori. Manca la tutela delle fasce sociali più deboli, penso ai pensionati a 500 euro mensili, agli esodati, senza lavoro e senza pensioni, a chi è costretto a pagare l’IMU anche se quelle quattro mura se l’è già pagate abbastanza. Manca il rispetto per l’uomo, inteso come essere umano. Penso ai vari Fiorito, Lusi, Penati, Formigoni ed ai loro amici, o sarebbe meglio dire complici, ed a migliaia di altri come loro che arraffano alle nostre spalle tanto la bella vita l’hanno fatta, in galera ci staranno solo qualche anno e se la caveranno restituendo una cifra irrisoria rispetto a quanto hanno preso. Sapete che negli Stati Uniti chi emette un assegno scoperto anche di poche migliaia di dollari rischia fino a quindici anni di carcere? Sapete che negli Stati Uniti chi evade le tasse può addirittura beccarsi venti anni di prigione? Sapete infine che un senatore del Congresso per il solo sospetto di non aver operato nell’interesse dei suoi elettori o, meglio ancora, contro le decisioni dell’Amministrazione, viene mandato a casa senza tanti fronzoli.
E qui stiamo ancora a discutere della Fornero!

venerdì 23 novembre 2012

Monti, vorrei
promuoverlo
ma non posso

Mi trovo veramente in difficoltà nel dare un giudizio a questo governo che ha appena festeggiato un anno dal suo insediamento.
Se da una parte è giusto riconoscergli il merito di una discesa dello spread e la ripresa della nostra credibilità a livello internazionale, dall’altra non mi pare abbia fatto molto, ed aggiungerei bene, per garantire i suoi cittadini. Mi riferisco alle manovre economiche a sostegno dei più deboli, pensionati ed operai, mi riferisco ai tagli alla politica, numero dei parlamentari,stipendi e auto blù con tanto di annessi e connessi, che avrebbe dovuto essere più incisiva e soprattutto meno timorosa.
E’ facile, è vero Fornero, tartassare chi non ha mezzi di difesa se non lo scendere in piazza, forse un po’ più meno facile prendersela con chi, manager di stato, speculatori, evasori, muovono le fila del consenso e della mutua assistenza.
Per questo non sono un supporters di Mario Monti anche se tutto sommato mi è sembrato e ancora mi sembra il male minore. Di fronte ad una classe politica squalificata, inerte e forcaiola probabilmente Monti se non la panacea di tutti i mali è almeno una soluzione.
Piccola quanto volete ma una soluzione.

venerdì 16 novembre 2012

Gli Stati Uniti
alle urne
l’Italia
alle ceneri

Ci sono, e chi potrebbe negarlo, delle sostanziali differenze tra gli Usa e l’Italia.
La prima, o se preferite, l’ultima che mi viene in mente riguarda il sistema di voto. Pur con le debite differenze tra le presidenziali americane e le politiche italiane.
Obama vince in una elezione che appassiona ma non suscita polemiche. In Italia sono mesi che si discute ancora di quale metodo elettorale usare: se il porcellum o un suo stretto parente. Figuriamoci poi del risultato!
Ma c’è di più. Negli Usa un sistema sperimentato fin dai tempi di Abramo Lincoln tiene. In Italia, se non vado errato questo nuovo sistema che verrà, perché è sicuro che qualcosa succederà, è il sesto che cambiamo dal 1946 ad oggi.
Chi non cambia mai invece da noi sono i personaggi in gioco.
Nel bene e nel male  

venerdì 2 novembre 2012

Di Malan
in peggio

Mi rendo conto che l’argomento potrebbe non interessare più di tanto i lettori di questo settimanale ma, credetemi, la rabbia è tale che, da possibile giornalista coinvolto, non si sa mai, non posso fare a meno di parlarne.
Dunque, molti avranno seguito il dibattito sulla cosiddetta legge “Salva Sallusti” sulla riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa, con tanto di cancellazione della pena detentiva ma inasprimento delle sanzioni pecuniarie. Una porcata bella e buona da far impallidire perfino lo stesso Calderoli che pure di porcate se ne intende!  
Ma quello che, probabilmente è sfuggito a molti, è che nelle more di questa riforma il senatore del PdL Lucio Malan, ha presentato un emendamento nel quale si legge che “ per il giornalista che riporta notizie tendenti a screditare la Pubblica Amministrazione, un corpo politico o una Autorità costituita in collegio, in altre parole per offese ad un politico, ad una forza politica o amministrativa, la multa comminata è aumentata fino a 5 volte il suo importo”. In altre parole nel caso di stipendi extra lusso, (Leggi manager di Stato), di emolumenti  presentati come eccessivi, (Leggi Francone “Batman” Fiorito), di paragoni falsi con altre analoghe procedure,(Leggi pensioni dei nostri parlamentari), la somma viene in pratica aumentata di cinque volte. E poco importa se poi il fatto si dimostra reale. Il reato è già adombrare il sospetto di discredito nei confronti di tali soggetti.
Per inciso (lo scrivo prima che approvino, come pare, l’emendamento) il senatore Lucio Malan è già ampiamente noto alle cronache della Casta per essere stato scoperto a votare al posto di colleghi assenti, per essere stato espulso dal Senato dopo aver lanciato una copia del regolamento contro l’allora presidente Marini, per avere contrattualizzato moglie e nipote nel suo staff.  

venerdì 26 ottobre 2012

Iniziano
le grandi
manovre

Più si avvicinano le elezioni, e non importa se parliamo di quelle nazionali,regionali,comunali oppure municipali, che i nostri politici locali sono in preda alle convulsioni o, se preferite, al frenetico ballo di san Vito.
Lo dimostrano le fibrillazioni di alcuni imprenditori, che francamente hanno fatto il loro tempo dopo anni di saccheggio di questo territorio, le convulsioni di una classe politica, per la maggior parte almeno, incapace di governare con un minimo di buon senso se non proprio di onestà non solo intellettuale, le frenesie di alcuni personaggi che, a ben guardare, è meglio perdere che trovare.
Insomma più si avvicina la data delle grandi manovre più questi generali da operetta si danno da fare per attaccare il ridotto, espugnare la trincea, condurre all’assalto, mai in prima linea però, quelle che una volta si chiamavano le truppe cammellate.
Il risultato? Dirigenti che saltano, funzionari trasferiti, politici che si affannano ad abbandonare la barca che sta per affondare magari per trasferirsi  anche su una zattera ma che almeno dà la sicurezza di restare a galla.
E i cittadini? Guardano ed aspettano.

venerdì 19 ottobre 2012

Modifico per
continuare
a mentire

Personalmente a me Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale non piace. Non mi piace come direttore, non mi piace come giornalista, non mi piace per le sue idee che trovo troppo di parte e prive di quel requisito fondamentale che dovrebbe contraddistinguerci e cioè l’obiettività. Pur tuttavia trovo indegna ed assolutamente ingiustificata la sua condanna a 14 mesi di reclusione per aver omesso di controllare un articolo, peraltro neppure scritto da lui, pieno di idiozie.
Scrivo tutto questo anche se sono convinto che Sallusti in galera non ci andrà mai.
Ma i vero nodo della questione non è Sallusti: è una legge incivile che ipotizza una pena detentiva verso chi, il giornalista, talvolta può sbagliare,seppure in buona fede, per fretta o pressapochismo.  Ma ancora più incivilei sono le norme, proposte questa settimana da Gasparri, ed attualmente al vaglio della Commissione Giustizia del Senato, che modificano questa legge abrogando la pena detentiva ( così si salva legalmente Sallusti) e comminando soltanto pene pecuniarie da 30 mila euro in su. Insomma non una multa rapportata all’inesattezza della notizia ma tanti soldoni  da sborsare senza alcuna possibilità di cavarsela rettificando quanto scritto.
Ha ragione il vice direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Travaglio quando scrive: “il risultato ( dell’approvazione di queste norme) è lampante: gli editori miliardari continueranno a scatenare campagne di menzogne contro avversari politici o affaristici tramite i loro killer a mezzo stampa, che saranno disposti a tutto: tanto, se condannati, non rischieranno più una pena detentiva (che, se cumulata più volte, potrebbe anche superare i fatidici tre anni e portarli davvero in cella), ma solo una multa. Che, per quanto salata, non pagheranno di tasca propria, ma accolleranno ai loro mandanti, come incerto del mestiere, anzi come investimento per i loro sporchi interessi. Idem per i giornali che non vendono una copia, ma sono finanziati dai milioni del finanziamento pubblico e ne accantoneranno una parte nel fondo-rischi per campagne di discredito. Invece i giornali piccoli, che campano solo grazie ai propri lettori e abbonati, vivranno sotto il perenne ricatto di querele che, ogni volta che finiranno male, sottrarranno al giornalista o alla società da 30 mila euro in su, col rischio di chiudere bottega e senza potersi difendere rettificando eventuali errori commessi in buona fede. Un trionfo per i bugiardi e una disfatta per i giornalisti onesti.”

venerdì 12 ottobre 2012

Avanti
Savoia!
Pardon
Papagni!

Lui, Paolo Papagni, proprietario dello stabilimento balneare “Le Dune”, non è nuovo a questo tipo di sfuriate. Insomma Paoletto per gli amici e PPP per gli ex compagni di calcetto, malgrado la stazza non imponente, è alto poco più di 1 metro e sessantacinque per una settantina di chili di peso, è, come si dice in gergo, un fumantino. Uno cioè che non ci pensa due volte ad attaccar briga salvo poi, per evitare guai peggiori, a chiedere scusa.
E’ puntualmente successo anche giovedì mattina quando, incazzato nero per la minaccia di ritiro della concessione al suo stabilimento balneare da parte del XIII Municipio, si è scagliato a Via Claudio contro il consigliere di maggioranza il pidiellino Stefano Salvemme prima sputandogli addosso poi cercando di colpirlo con un pugno ed un calcio.

venerdì 5 ottobre 2012

E’stato
l’ultimo
testimone

E’morto Shlomo Venezia, uno degli ultimi o forse l’ultimo testimone della follia nazista nei campi di concentramento. Ha fatto parte di un sonderkommando, cioè degli addetti a ripulire le camere a gas dopo la gassificazione degli ebrei. In quelle baracche omicide ha visto svanire la madre, due sorelle bambine, di otto e sei anni, insieme a migliaia di uomini, donne, bambini la cui unica colpa era solo quella di essere ebrei o appartenere alle razze cosiddette sottosviluppate, secondo la folle classificazione nazista.
Una vita che Shlomo ha dedicato, dopo quella agghiacciante esperienza, a far conoscere a chi sapeva ma negava ed a chi non sapeva e perciò negava, il calvario di sei milioni di persone. Senza alcun rancore che pure sarebbe stato ammissibile e giustificabile ma solo, perché come diceva: “nessuno ha il diritto di dimenticare”.
Ho conosciuto molti anni fa Shlomo. Di lui apprezzai il viso onesto, la mancanza di odio, la voglia di far conoscere e, per quanto arduo, far capire fino a dove si può spingere l’uomo nella sua ferocia. Mi piacque soprattutto quel suo essere uomo, lui che proprio come uomo era stato rifiutato.
Adesso se ne è andato. Forse a trovare quella pace che da oltre mezzo secolo non aveva mai trovato.

venerdì 21 settembre 2012

E’ una buona
legge?Allora
affossiamola


In realtà la legge c’è. Ed è pure una buona legge.
Si chiama “legge Smuraglia, dal nome del senatore che ne firmò il testo e la fece votare nel 2000.
Di cosa si tratta? Di quella norma che consente alle imprese di assumere, con incentivi fiscali e contributivi, i detenuti per farli lavorare nel settore privato. Ad esempio nei call enter delle Asl, digitare i servizi delle Camere di Commercio, assemblare bici, addirittura confezionare dolciumi e panettoni.
Tra l’altro, e non è cosa di poco conto, è stato assodato che mentre il 70 per cento dei detenuti, una volta usciti dal carcere dopo aver scontato la pena, torna a delinquere, solo il 20 per cento di quelli che hanno lavorato durante il periodo di detenzione in una azienda, ritorna in carcere.
Insomma la detenzione come pena educativa e non solo punitiva.
Peccato però che questa legge dal 2000 sia stata rifinanziata sempre con gli stessi soldi e cioè appena 4 milioni e mezzo di euro, al netto di inflazione, così che appena 2.500 detenuti, più o meno, su un totale di 66.000 ne possono usufruire. Peccato anche che una legge così concepita, al di la della sua valenza sociale, e che tra l’altro consentirebbe di trovare un rimedio al sovraffollamento dei nostri istituti di pena, abbia anche un risvolto economico che viene ampiamente sottovalutato. E’ stato infatti calcolato che questi detenuti potrebbero guadagnare, e quindi non pesare sullo Stato, per circa 35 milioni di euro l’anno, considerato che ogni detenuto costa in media tra i 120 ed i 160 euro al giorno.
Ovviamente trattandosi di una buona legge non sono molti i sostenitori.

venerdì 14 settembre 2012

ELEZIONI E
REFERENDUM:
SAREMO VINCOLI
O SPARPAGLIATI?

E’ ormai certo che si voterà ad Aprile, forse domenica 7 e lunedì 8. Domenica e lunedì precedenti, il 31 Marzo ed il 1 Aprile infatti,  ricorre la santa Pasqua. Quello che non è certo (diciamo il 10 per cento) è se a queste elezioni politiche sarà anticipato, congiunto oppure seguirà, un referendum sulla volontà degli italiani di rimanere dentro l’Unione Europea e, di conseguenza, di mantenere o meno l’euro. Più o meno così come chiedono il  PdL, il  Pd e l’Udc o come invece non vogliono soprattutto il Movimento 5 Stelle e alcuni partiti della Destra e della Sinistra estrema.
 Discorso semplice per le elezioni: alla fine vinceranno tutti, a meno di clamorosi scivoloni, sia se si raffronteranno i dati delle urne con quelli delle tornate precedenti, fino alla dittatura di Caio Giulio Cesare, sia se la formula uscita dalle urne, sarà premiante per questa o quella coalizione, seppure con un minimo scarto.
Un po’ più complessa la vicenda dei referendum: escluso
un referendum abrogativo, perché la Costituzione vieta di sottoporre a referendum abrogativo i trattati internazionali, rimane quello consultivo. Ma come la mettiamo con il fatto che non avrebbe forza di legge? Insomma che potrebbe anche essere ignorato? Per la verità resterebbe il referendum istituzionale ma l’ultimo ed anche unico caso nella nostra storia, risale alla tanto contestata scelta tra Monarchia e Repubblica. Ed in tal caso non essendoci più  un promulgatore che all’epoca fu il Principe Umberto di Savoia, a chi lo facciamo promulgare: a Nicole Minetti?
Ed ecco allora tornare in ballo le elezioni: è chiaro che referendum o non referendum, andando a votare quei partiti che vogliono una permanenza in Europa ed il mantenimento dell’euro diremo si tanto ai loro rappresentanti quanto a questo status quo . Di contro; andando a votare i partiti che non vogliono né l’Europa comunitaria né l’euro, sceglieremmo un governo diverso ed anche un futuro diverso.
Insomma: saremo vincoli o sparpagliati?

venerdì 7 settembre 2012

Sull’orlo
di una crisi
di nervi

Riassumendo (la notizia la troverete più ampia a pag 2) il Presidente del XIII Municipio Giacomo Vizzani, ha di fatto messo alla portadell’aula Massimo Di Somma per motivi per la verità ancora non del tutto chiari, il collega Giulio Mancini de “Il Messaggero”.
Un comportamento grave ed inconcepibile da parte di un pubblico amministratore nei confronti di un giornalista, ancor più grave ed inconcepibile se si tiene conto che il giornalista in questione, come tutti gli altri, è lì per informare i suoi lettori di quanto accade.
L’ho già detto: non conosco a fondo le motivazioni di quella frase. Ma dire ad un giornalista: “la sua presenza in questa sede non è gradita, esca fuori”, sa tanto di ritorsione verso chi non si è mostrato compiacente o comunque in disaccordo. Qualsiasi cosa Giulio Mancini abbia scritto.
Per questo, pur conoscendo Vizzani da molti anni e rimanendone stupito, non possono essere d’accordo con lui.

venerdì 31 agosto 2012

Elezioni,
essere o
non essere?

Di sicuro andremo a votare. Se non a novembre o dicembre (ma non credo) certamente ad aprile, maggio.
Il problema è con quale nuova legge elettorale ci andremo? Personalmente se non ci sarà un cambio nella legge, cioè rimarrà il cosiddetto “porcellum”, io andrò ad incrementare le fila dei non votanti. Se dovesse esserci un nuovo sistema allora bisogna capire quale sarà. Preferenze o collegi? Come preme il Pd oppure il Pdl? Premio di maggioranza o premio di coalizione? Torneremo al sano principio repubblicano “una testa un voto” oppure una semi lista bloccata ad appannaggio delle segreterie di partito?
Sempre personalmente mi auguro si ritorni alle preferenze.
Sono arcistufo di personaggi imposti da questo o quel segretario, senza alcuna competenza, spesso con una fedina penale sospetta, amici di amici compiacenti. Vorrei una classe politica meno arruffona, meno gargarozzona, più attenta alle esigenze dei cittadini che non alle proprie.
In buona sostanza vorrei eleggere un mio rappresentante, rappresentante in cui credo, che immagino e spero mi rappresenti appieno, non il rappresentante di un altro.
Chiedo troppo?

venerdì 3 agosto 2012

Ci vorrebbe
uno come
Hollande

E’ stato eletto 24 esimo Presidente della Repubblica francese il 15 Maggio di quest’anno. Ed in meno di tre mesi questo cinquantasettenne riformato alla visita di leva perché miope come una talpa e che nessuno accreditava di una vittoria così schiacciante nelle Presidenziali, ha rivoluzionato il modello di governo con metodi che hanno suscitato più di qualche perplessità ma sicuramente hanno sortito gli effetti desiderati. Come ad esempio aver abolito il 100% delle auto blu e destinato la somma ricavata dalla vendita al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. Una decisione preceduta da una breve comunicazione, appena dodici righe dattiloscritte a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle “vetture aziendali” scrivendo provocatoriamente e testualmente agli alti funzionari: “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”.
Risultato? Via tutte le Peugeot e le Citroen di grossa cilindrata, con un risparmio di 345 milioni di euro utilizzati per creare 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.
Una settimana dopo le vetture aziendali ha abolito il concetto di scudo fiscale definendolo “socialmente immorale” e ha emanato un decreto presidenziale in cui si stabiliva un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi
ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.
Non contento ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e con quei soldi ha varato un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari.
Ha poi istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa
pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociali.
Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, fondazioni, e case editrici, sostituendole con comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato. Infine  ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i
parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande.
Chissà Napoletano, Monti e qualche altro statista nostrano cosa ne pensano?

venerdì 27 luglio 2012

Ammazza
che morti
de fame!


La notizia, a mio giudizio non ha avuto lo spazio sui quotidiani, salvo qualche lodevole eccezione, che avrebbe invece meritato. Comunque eccola: alcuni ex consiglieri della Regione Lazio hanno fatto causa all’Ente per chiedere il pagamento di una parte del loro assegno vitalizio, decurtato dal decreto Tremonti del 2006: circa 300 euro.
Tra quelli che hanno presentato ricorso nomi noti ma anche illustri sconosciuti che sono transitati nell’aula di via della Pisana addirittura per un mese, poco più poco meno. Tra i noti, ci limitiamo a segnalare gli ex Governatori Piero Badaloni e Piero Marrazzo, il socialista Paris Dell’Unto, i missini Massimo e Guido Anderson, Marco Verdaschi e ci scusiamo con gli altri che non è stato possibile citare solo per motivi di spazio. Per i “carneadi” ovvero gli illustri sconosciuti, poi, perfino io che scrivo di politica da trent’anni, ho avuto difficoltà a ricordare i nomi e le collocazioni partitiche.
A prescindere che in un paese civile la maggior parte di queste persone sarebbero da tempo ospiti delle patrie galere per i danni causati e la chiave della loro cella buttata nel Tevere, ma ci vuole davvero la faccia come il fondoschiena per chiedere, loro che già prendono vitalizi varianti tra i 4.000 ed i 7.000 euro mensili, i 300 euro che, eventualmente, mancherebbero e per i quali, eventualmente, avrebbero diritto.
Ma in che cavolo di paese viviamo!

venerdì 29 giugno 2012

E adesso
facciamo
i conti

Fossi, ma evidentemente non lo sono, il direttore di “Bild Zeitung” uno dei più diffusi quotidiani tedeschi con le sue quasi tre milioni di copie giornaliere vendute, questa mattina avrei preso dei duri provvedimenti disciplinari nei confronti del titolista e del Redattore Capo, che all’indomani della vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra ed in previsione dello scontro con la Germania avevano un po’ troppo presuntuosamente titolato in prima pagina, con tanto di foto dell’Italia: “E adesso facciamo i conti”.
E’ buona regola nella nostra professione infatti, e l’ esperienza me lo ha confermato, che non è mai opportuno prestare il fianco a previsioni che poi potrebbero essere smentite dai fatti provocando, quando va bene, la sottile ironia di chi si è visto svillaneggiato, e quando va male, l’irata risposta che è lecito attendersi.
Ieri sera, giovedì, l’Italia ha impartito una lezione di calcio ai tedeschi, su un campo infame e malgrado le 48 ore in meno di riposo rispetto a Gomez e compagni. Una lezione di calcio inequivocabile, che non lascia adito a dubbi e punisce la prosopopea tutta teutonica di ritenersi, come recita il suo inno nazionale “uber alles” e cioè “sopra tutto”.
Adesso sarebbe facile, pur nella nostra modestia di settimanale, fare dell’ironia su “quell’adesso facciamo i conti”, sottolineare che i conti sono stati fatti e nel computo del dare e dell’avere il bilancio non è certamente a favore dei “bianchi” teutonici. Sarebbe facile ma commetteremmo quell’errore di presunzione in cui è incappato il “Bild”  e chissà un domani in una ipotetica rivincita…
Allora congediamoci dagli amici tedeschi con un più sportivo “alla prossima” perché il calcio, ma tutti gli sport, sono solo un grande momento di festa e non possono essere presi a pretesto di bieche rivalse.

venerdì 22 giugno 2012

Regalasi
manuale di
Monsignor
Della Casa

Giovanni Della Casa, più conosciuto come Monsignor Della Casa, nacque a Borgo San Lorenzo, il28 luglio 1503  e morì a  Roma il 14 novembre 1556.  Religioso eletterato è noto soprattutto per aver scritto un manuale di belle maniere, Galateo overo de' costumi, che fin dalla pubblicazione godette di un grandissimo successo. Una sorta, se volete, di Bignami della buona educazione, dove sono condensate le regole principali per non passare da “peracottaro”.
Detto questo, martedì 19 Giugno un tale Aldo Papalini, persona a me totalmente sconosciuta ma mi dicono facente parte dell’ufficio tecnico del XIII Municipio, ha fatto attendere per oltre un’ora, senza poi comunque presentarsi, una delegazione composta da due privati cittadini, un Presidente di Comitato di Quartiere, il collega Mirko Polisano, responsabile stampa del nostro Municipio, un rappresentante di questo settimanale, e perfino il vice Presidente del XIII Municipio, Renzo Pallotta, lì convenuti per un incontro,  fissato peraltro proprio da questo tale Papalini, che avrebbe dovuto riguardare l’esame connesso alla situazione dell’insediamento, e dismissione diciamo noi,  di un’antenna di telefonia a Piazza Sagona. Antenna, lo dico per inciso, che sta aggravando il già precario stato di salute di centinaia di cittadini che vivono in quell’area.
Ebbene Papalini non solo non si è fatto vedere, ma non ha neppure preavvisato una disdetta o spostamento dell’appuntamento, non ha risposto ai solleciti tramite cellulare inoltratigli da una collaboratrice della segreteria, non ha ritenuto di scusarsi, né dopo né ancora dopo, di non aver rispettato l’appuntamento.
Insomma roba da far inorridire il nostro sopracitato Monsignore.
A parte che questo tale Papalini è un dipendente comunale e perciò pagato con i soldi dei cittadini tutti, a parte che questo tale Papalini, dovrebbe allora essere a diposizione dei suoi datori di lavoro, appunto i cittadini, a prescindere che questo tale Papalini, se, come ipotizziamo, non fosse in grado, o non volesse, affrontare questa situazione, poteva comunque evitare di far perdere un’ora di tempo a sei persone che certamente avrebbero potuto utilizzare meglio e più proficuamente quella stessa ora, trovo oltretutto disdicevole ed arrogante, poco educato e privo di bon ton, un tale comportamento da parte di un funzionario pubblico.
In genere si dice: “caffè pagato”. Ma poiché io non ho intenzione di pagare il caffè a questo Papalini gli prometto però a Natale di regalargliun libro. Quale? Ma perbacco “Il galateo di Monsignor Della Casa!”

venerdì 15 giugno 2012

La corda si sta
spezzando

Non sono mai stato un estimatore di Gianni Alemanno anche se riconosco che non tutte le colpe di governare male, anzi malissimo,Roma, siano tutte sue. Sono però convinto che Alemanno abbia delle enormi responsabilità per aver affidato la gestione della città a giovani imbelli, totalmente incapaci, inesperti,presuntuosi, con il solo merito, chiamamolo così, di essere stati raccomandati da questo o quel patron di turno, ( leggi segretari di partito e loro delegati),assolutamente non in grado di prendere delle decisioni obiettive e risolutive dei problemi.
Vorrei poter fare dei nomi, con tanto di acclarata imbecillità ampiamente provata, ma poiché in Italia abbiamo un concetto distorto e fuorviante di un reato che è quello di diffamazione a mezzo stampa, da distinguersi dal diritto di critica che viene costantemente ignorato, devo limitarmi solo a far intuire a chi mi riferisco.
Uno specchio fedele di queste acclarate imbecillità è dato da quello che è successo questa settimana in Consiglio comunale dove, per la seconda volta in quattro giorni, sono volati scrivanie e scartoffie, pugni, calci, con tanto di aggressioni verbali. Una cartina di tornasole che indica che  qualcosa non va e che occorre una radicale pulizia per liberarenon solo il Campidoglio ma anche vertici, consigli di amministrazione, assessorati con tanto di deleghe sparse, e quant’altro, da questi personaggi tutti ricadenti sotto la sua diretta o indiretta responsabilità.
C’è un vecchio adagio che recita che a tirare troppo la corda c’è il rischio che questa si spezzi. E noi ci siamo molto vicini.
Deutschland
uber alles

Deutschland uber alles, ovvero Germania sopra tutto.  Ed Angela Merkel ce la sta mettendo veramente proprio tutta per non indebolire se stessa ed il suo paese anche se ciò dovesse costare la permanenza della Grecia nell’Unione Europea e forse anche quella della Spagna. Come se non bastasse, sul piano politico, la recente sconfitta alle politiche nel Nord, da sempre una roccaforte del Cdu e le dimissioni dal suo partito del nipote di Konrad Adenauer, il mitico cancelliere del dopo conflitto mondiale, adesso ci si mettono anche le agenzie internazionali di rating a dare alla “cancelliera” il colpo di grazia..Moody's infatti ha tagliato il rating di sei banche tedesche, tra cui Commerzbank, e delle tre principali banche austriache. La motivazione?  Un peggioramento del rischio della crisi del debito europeo. In altre parole: la Germania non sarebbe in grado di fornire adeguate e sostanziose garanzie di traino dell’economia europea. Ed allora la Merkel, cosa ha escogitato? Molliamo i paesi meno affidabili come Grecia, Spagna e forse anche Italia ma salviamo l’economia tedesca che avrà così modo di riprendersi. Non solo ma mollando quella che economicamente viene ritenuta una zavorra diamo anche una risposta all’economia Usa che, stando almeno alle ultime dichiarazioni di Obama, non sembra nè credere nè agevolare la ripresa europea.
Insomma mors tua vita mea, che detto da un barbaro nella lingua di Roma fa ancora un effetto peggiore.

venerdì 1 giugno 2012

Quel distacco
realistico
dal Paese

Presumo, magari a torto, di essere stato uno dei pochi a non meravigliarsi per nulla di quella infelice frase di Monti all’indomani dello scoppio del bubbone legato all’arresto di alcuni calciatori, inquisiti per scommesse irregolari, partite truccate e quant’altro. Il sunto di quella affermazione? “Fosse per me sospenderei per due, tre anni i campionati”.
 Ergo niente più partite di calcio per 24 mesi o giù di lì.
A prescindere dall’impatto di una tale decisione sull’indotto lavorativo, parliamo di circa 250 mila stipendiati tra calciatori, militanti nelle varie categorie professionistiche e semi, addetti ai lavori a vario titolo, compresi il personale in forza alle società e quindi con il rischio concreto di aumentare quella già notevole massa di disoccupazione giovanile e non,si tratterebbe di mettere in ginocchio un’intera organizzazione che sarà pure piramidale ma certamente ha una base larghissima. E poi ci sono delle implicazioni negative che Monti, malgrado la sua perifrasi “anch’io un tempo ero un amante del calcio ma quello pulito”, sembra davvero ignorare. Qualche esempio? Che fine faranno le società come Juve, Roma e Lazio quotate in borsa? Chi risarcirà i club per il capitale perduto perché inutilizzato? Penso ad esempio a campioni come Totti che dovrebbe riciclarsi alla veneranda età, sportivamente parlando, di 38 anni, oppure a Klose, anche lui pressappoco intorno a quella età, oppure a Buffon, idem con patate? E le competizioni internazionali della nostra nazionale o delle nostre squadre? E gli impianti sportivi inutilizzati o parzialmente utilizzati?
Ma c’è poi una costatazione di fondo: è mai possibile bloccare un campionato per uno/ due anni a causa di qualche imbecille gargarozzone che ha confuso lo sport per una speculazione borsistica? O peggio.
Tutte queste considerazioni, ma anche altre, mi convincono sempre più che Monti con le sue manovre restrittive sarà anche in buona fede ma evidentemente non vive in sintonia con le realtà drammatiche di questa Italia. Insomma molte teorie, tanto a pagare sono sempre in vario modo ed in varia intensità, gli italiani, con un distacco realistico dall’identità di un Paese che, sarà pure riduttivo, ma vive anche di una appassionante sfida calcistica.

venerdì 25 maggio 2012

Informazione
da inorridire

Una povera ragazza viene dilaniata a Brindisi da uno scoppio innescato da una mente malata e criminale, cinque studentesse che si trovavano con lei, ferite e ricoverate tra la vita e la morte: e la Rai che fa? Invece di seguire la notizia come fanno tutti i TG, manda in onda una replica de “La prova del cuoco” condotta da Antonella Clerici!
Un sisma sconvolge l’Emilia Romagna provocando la morte di sette persone, cinquanta feriti e oltre cinquemila sfollati: e la Rai che fa ? Invece di seguire la notizia come fanno tutti i TG manda in onda un film indiano, una palla ignobile, della durata di quasi quattro ore!  
Eccola dunque l’informazione della nostra Rai che come servizio pubblico, cioè richiedente il pagamento di un canone, tiene al corrente gli italiani in tempo reale dell’attentato alla scuola di Brindisi e del terremoto che ha colpito le province di Modena, Bologna e Ferrara.
Eccola allora l’informazione della Rai che  preferisce evitare stravolgimenti nella programmazione nonostante la gravità dei fatti di cronaca accaduti.
 Una decisione questa che ha provocato anche la durissima reazione del Cdr del Tg1 che in una nota ha scritto: “Mentre a Brindisi si consumava la cronaca di un orrore che respingiamo con sdegno, nelle ore centrali della mattinata su Raiuno andava in onda una replica della Prova del cuoco. Un colpo d’occhio sconcertante il paragone con altre reti. Una scelta editoriale che non trova giustificazione, perché la redazione del Tg1 fin dalla mattina aveva coperto l’avvenimento drammatico con professionalità e completezza. E avrebbe potuto continuare a farlo. Nonostante la rilevanza di quanto accaduto nell’arco della giornata sono state concesse solo due brevi edizioni straordinarie, mentre nel pomeriggio proseguiva la normale programmazione di Raiuno con un talk show”.
Di peggio e di più infine la Rai è riuscita a fare la notte di domenica  quando alle 4.04 si verifica il sisma in Emilia. A quell’ora, infatti, RaiUno trasmetteva “La sposa dell’imperatore”, film indiano della durata di 213 minuti, in programmazione dall’1 e 35 fino alle 5 del mattino. Che non è stato interrotto.
Una informazione da inorridire!

venerdì 18 maggio 2012

Urgente
intervenire

Il signor David Procacci, che probabilmente anche se non ricordo i particolari, devo aver già conosciuto qualche anno fa, mi risulta che attualmente svolga l’attività, per l’amor di Dio dignitosissima, di amministratore di condominio. In questa veste il signor David Procacci è dunque l’amministratore di quel condominio di piazza Sagona dove è stata installata in modo furtivo e subdolo, la famosa antenna di telefonia, della quale abbiamo riferito ampiamente nella passata edizione, camuffata da canna fumaria o pressappoco. Mi spiace allora che il signor David Procacci, persona che ricordo estremamente attento ai problemi del nostro territorio, sia passato con estrema disinvoltura dall’universo ambientalista a quello molto meno salutare delle mortali antenne di telefonia. Il risultato? Continua a peggiorare lo stato di salute di decine di cittadini alle prese con questa ed altre mortali emissioni ed un ragazzo di poco più di quarant’anni, un mio caro amico per giunta, è morto la scorsa settimana di leucemia che, come è noto, e dovrebbe esserlo soprattutto a chi è stato impegnato nella salvaguardia ambientale come il signor David Procacci, non si prende per un colpo di freddo o per una indigestione.
Non abbiamo elementi per colpevolizzare il signor David Procacci ma certamente quella nuova antenna non porta benefici ai tanti malati che si sono registrati in zona.
Allora quando la togliamo?

venerdì 27 aprile 2012

Il gioco vale
la candela?
Come potete leggere a Pag 2 nel servizio di Cleo Allegrezza, dalle parti di Piazza Sagona è spuntato sul tetto di un condominio un nuovo ripetitore.
Al momento ancora non è dato di sapere quale società telefonica ci sia dietro, sembrerebbe la Wind, ma potrebbe essere anche un’altra.
Quello che però si sa con certezza è che l’Ufficio tecnico del XIII Municipio ha candidamente ammesso di non saperne niente – forse è stata inviata una domanda di  tacito assenso, (quella per intenderci che trascorsi 30 giorni dalla comunicazione all’Amministrazione, in caso di mancata risposta, la si dà per tacitamente ed espressamente approvata)- e che un centinaio di cittadini sono letteralmente imbufaliti per questo ennesimo attentato alla salute, che è la loro mica quella degli altri.
Insomma tra “io non c’ero e c’ero dormivo” dell’Ufficio tecnico e “tanto facciamo come ci pare” della Wind o di qualche altra consorella telefonica, da venerdì scorso su un palazzo di Piazza Sagona campeggia la nuova pericolosa e letale infrastruttura. Sembra pure, anche qui il condizionale è d’obbligo in attesa di conferme che stiamo cercando, che il condominio abbia ricevuto in cambio dell’assenso alla installazione, la copertura annuali delle spese condominiali.
C’è da chiedersi: ma di fronte al rischio di beccarsi un tumore, ne vale la pena?

venerdì 20 aprile 2012

In articulo
Montis

Il codice di diritto canonico consente al canone 1068, la celebrazione straordinaria del matrimonio, con l’assenso di uno solo dei contraenti, quando la morte di uno dei due coniugi è imminente. L’unione diventa così vincolante a tutti gli effetti.
Questo matrimonio viene definito”in articulo mortis”.
Tanto per spiegarci meglio fu proprio questo, nella omonima commedia del grande Eduardo, lo stratagemma inventato da Filumena Marturano per farsi sposare da Domenico Soriano, e così dare una paternità ed un cognome ai propri tre figli.
Ebbene da tempo l’Italia è ormai in fin di vita e a nulla sono valse fino ad oggi le cure, talune anche eccessivamente drastiche, come quelle propinate dal Governo, per giustificare un sia pur cauto ottimismo nella guarigione del paziente. Tant’è che l’altro contraente del vincolo matrimoniale, Mario Monti, cittadino italiano, domiciliato a Varese, sta pensando seriamente di sposarsi appunto in articulo mortis.
Solo che a differenza della scaltra Filumena, Monti non ha figli da farsi riconoscere né status giuridico da avallare, a meno che qualcuno non pensi ad una prole composta da Elsa (Fornero), Giulio (Terzi) e Corrado (Passera), ma non per questo l’unione va vista in un’ottica di ottimismo. Anzi siamo di fronte ad un matrimonio che piuttosto che portare un vantaggio, di solito questa formula viene adottata per garantire una pensione od un lascito al contraente in vita, rischia di provocare la morte di entrambi gli sposi.
Cosa voglio dire? Voglio dire che se veramente muore Filumena-Italia potrebbe anche non bastare quell’articulo mortis o, se volete, Montis, a salvare quello che c’è  ancora da salvare.
In altre parole andrebbe male per tutti, dagli sposi, ai testimoni, agli officianti, agli spettatori.  

venerdì 13 aprile 2012

Rigor
Montis

Fra qualche settimana, comunque entro la fine di giugno, i partiti dell’arco costituzionale riceveranno l’ultima rata del cosiddetto “rimborso” elettorale. In altre parole l’equivalente, con termini diversi, del famigerato, e già bocciato dagli italiani con un referendum,finanziamento pubblico ai partiti.
Parliamo della bazzecola di 100 milioni di euro da dividersi secondo la più o meno nutrita rappresentanza parlamentare.
Non sarebbe male che dopo i casi Lusi e Belsitoed in attesa di una legge di riforma che metta ordine in questa vera e propria prateria dell’equivoco se non del malaffare, tutti i partiti, senza eccezione alcuna, rinunciassero a questo rimborso.
Si tratterebbe di un segnale rilevante indicatore di una reale volontà di cambiamento ed in linea con il clima di austerità imposto dal Governo.
Governo che sta imponendo un “rigor Montis” prima che un “rigormortis” ci dica che l’Italia è morta.
Capisco che quando si toccano le tasche proprie il discorso è diverso di quando si toccano le tasche altrui, ma un minimo di decenza non guasterebbe. O no?