Solo
contro
tutti
Ho visto giovedì sera, come immagino molti italiani –non conosco ancora lo share ma presumo sia stato altissimo, almeno una mezza dozzina di punti percentuali in più rispetto al già alto dato delle precedenti trasmissioni - “Servizio pubblico”, la trasmissione di Michele Santoro in onda su La 7, con ospite unico Silvio Berlusconi.
Francamente non ero tra quelli che pensavano avrebbe abbandonato anzitempo la trasmissione, come invece pronosticavano in tanti, ma altrettanto francamente non avrei scommesso un solo euro sul fatto che sarebbe riuscito a tenere testa ai vari Michele Santoro, Marco Travaglio, ecc. ed alla loro sfilza di domande.
E invece, confermando tutte le sue doti di grande comunicatore, se l’è cavata piuttosto bene, spesso costringendo all’angolo, come un pugile in debito di ossigeno e vacillante sotto i colpi dell’avversario, il suo interlocutore di turno.
Se l’è cavata bene rintuzzando gli attacchi neppure tanto velati sui suoi contrasti con Tremonti e Brunetta, se l’è cavata ben, anzi benissimo, facendo fare a Monti ed ai suoi alleati la figura dei salassatori ad ogni costo e con ogni mezzo nei confronti degli italiani, se l’è cavata bene, anzi in maniera eccellente, nei suoi presunti rapporti conflittuali con la Merkel, giustificando in maniera irreprensibile, almeno fino a prova contraria, quella lunga conversazione al telefonino mentre il cancelliere tedesco aspettava indispettita
Insomma ha vinto, o se non ha vinto, ha ampiamente e meritatamente pareggiato, pur giocando fuori casa e contro una formazione determinata ed agguerrita.
L’unica caduta di stile, se volete, c’è stata solo nella “lettera scritta dai suoi collaboratori” sulle vicissitudini giudiziarie di Marco Travaglio ma anche qui bisogna fare a capirsi: Berlusconi sapeva e sa benissimo che i reati contestati al vicedirettore del “Il Fatto Quotidiano” e anchorman della trasmissione di Santoro erano e sono reati di opinione. Tant’è che Travaglio ha sì ricevuto dieci condanne ma in sede civile. Senza cioè aver mai spacciato un solo grammo di cocaina, rubato un euro, frequentato mafiosi. E per giornalisti d’assalto come Travaglio, essere condannato per reati di informazione è come ricevere una medaglia. Berlusconi oltretutto sapeva e sa benissimo –e in questo è tutta la sua inarrivabile intuizione – che solo spostando il dibattito sul “personale” avrebbe avuto buon gioco nel rintuzzare gli attacchi ad personam, ricorrendo a quell’espediente universale che è: tutti colpevoli nessun colpevole.
Insomma se non è proprio da condividere è almeno da ammirare.