venerdì 26 dicembre 2014


Auguriamoci
un po’ di più


Come è tradizione per un anno che finisce, è di buon auspicio chiedere al nuovo anno che sta per entrare, che sia un po’, ma neanche tanto per i più fortunati almeno, migliore di quello che sta per essere archiviato.
Mi rendo conto che forse per tanti, troppi, questa è soltanto una pia intenzione ma se rifiutiamo a priori anche la speranza, in tutti i sensi, che qualcosa di meglio ci aspetta in questo 2015, non vale neppure la pena di alzare una coppa di spumante in un brindisi.
Per questo personalmente mi limito ad augurare a tutti, lettori e non di questo settimanale, un anno di salute e pace. Un anno senza centinaia e neppure decine di migliaia di euro in più ma caratterizzato dalla consapevolezza che i prossimi 365 giorni che ci aspettano siano giorni almeno sereni.
E’ un augurio ed una speranza.

venerdì 19 dicembre 2014

L’Italia
non si cali
le brache


A questo punto è necessario che il nostro paese apra subito una crisi diplomatica.
E non certamente con l’appoggio della Ue che si era già defilata qualche mese fa definendo il contenzioso riguardante i nostri due fucilieri “un affare tra Italia ed India”. Né ricorrendo all’Onu dichiaratasi espres- samente contraria ad ogni qualsivoglia sanzione nei confronti di Nuova Delhi. Ma usando tutte le armi in suo possesso – in primis il ricatto dei rapporti economici bilaterali, non dimentichiamo che l’India è il nostro quinto partner commerciale – per costringere il governo indiano a restituirci i nostri due marò. Quando scrivo di “armi in nostro possesso” mi riferisco anche all’interruzione dei rapporti diplomatici passando per il blocco dei visti fino  all’espulsione della comunità indiana in Italia.
A questo punto è chiaro che l’Italia non ha una potenza contrattuale tale da spaventare  un gigante come l’India (e adesso che la Russia si è eclissata è ancora peggio), ciò non toglie tuttavia che una politica di “calarci le brache” può soltanto nuocerci.
Dimostriamo di essere un paese ancora più orgoglioso di loro; dimostriamo che siamo un paese con le “palle”, dimostriamo che nessuno può permettersi impunemente di trattenere per tre anni un italiano senza subire conseguenze.
E se queste conseguenze fanno correre dei rischi ebbene corriamoli.

venerdì 12 dicembre 2014

Minchia
Signor
Alemanno!


Ricordate la canzone tanto dissacrante quanto suggestiva che il compianto Giorgio Faletti cantò a Sanremo qualche anno fa: si intitolava “Minchia Signor Tenente” e descriveva tutte le difficoltà umane e professionali di un milite dell’Arma nel suo lavoro quotidiano.
Trasponendo la storia a ciò che è accaduto in questi giorni – mi riferisco all’indiscrezioni di valige piene di soldi trasportate dal buon Alemanno in quel di Argentina - viene da chiedersi se, per puro caso, al nostro barese trasmigrato a Roma fino a raggiungere la carica di primo cittadino, non sia venuto in mente, come a me, quel ritornello non fosse altro per le sottintese critiche che conteneva.
A Roma ci sono persone che dormono in auto perchè non hanno una casa (leggi a pag 10 di questa edizione), in Italia ci sono persone che sono state condannate per aver rubato un paio di scarpe (leggi la precedente edizione) perché le sue erano sfondate e non poteva comprarne un altro paio, ad Ostia un ragazzo di vent’anni è morto nella pineta delle acque Rosse in cui viveva in una tenda da campo, (leggi a pag 3 di questa edizione) forse alcolizzato ma forse di fame e di freddo.
Minchia signor Alemanno!

venerdì 5 dicembre 2014

Brava Chiara
ce la puoi fare


La notizia è splendida: per Chiara, 20 anni, massacrata di botte dal convivente nella sua abitazione di Casalbernocchi, ci sarebbero dei significativi miglioramenti, tant’è che è stata trasferita dal San Camillo dove si trovava dal giorno del ferimento, ben 11 mesi fa, al reparto di rieducazione motoria dell’istituto Santa Lucia.
Non sono laureato in medicina quindi non saprei dire se sia stato merito dei medici, del papà che non l’ha mai abbandonata un istante in questi terribili mesi, di una combinazione di eventi propizi e cure adeguate o del buon Dio che non ha voluto che questa sfortunata ragazza, morisse.
Mi fa però piacere credere che qualcuno che ne sa molto più di me e di tutti gli altri messi insieme, sia intervenuto dall’alto per ridarle la vita.